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Che spazi di partecipazione offriamo ai giovani?

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27 Aprile 2009

Caro direttore,
ho letto in questi giorni le cronache del vuoto (sociale, culturale, in qualche modo affettivo e di rapporti umani, di valori insomma) in cui è maturato il delitto dei ragazzi di Varese.
Le parole più assurde e sbagliate mi sembrano, a questo proposito, quelle degli amministratori pubblici locali che si auto-assolvono dicendo che si è trattato di "un fatto che poteva succedere dovunque".
Io sono un convinto oppositore di chi regge la città di Gallarate: mi sembra infatti che sia stata favorita anche in questa cittadina una concezione del "farsi i propri interessi" che è l’esatto contrario di un disegno lungimirante per una comunità armonica nel suo sviluppo.
Ma riconosco almeno a questi amministratori gallaratesi di non aver osteggiato, se non favorito, un clima di confronto culturale che è indubbiamente stimolante: quattro teatri, nove sale cinematografiche, il festival della poesia, quello della filosofia e quello del libro, una galleria d’arte moderna che è centro di cultura, e poi ancora, spesso, pubblici dibattiti sui temi più diversi organizzati dalle decine di associazioni culturali che operano in città.
Non è detto, naturalmente, che tutto questo risolva tutti i problemi.
Ma certamente questo fermento culturale anche a livello popolare favorisce il dialogo, il confronto, la partecipazione soprattutto.
Se, al contrario, una città non è in grado di indicare dei valori e non sa creare degli spazi di partecipazione, se ha una offerta culturale limitata, se i suoi amministratori si limitano a parlare di sicurezza senza neppure essere in grado di capire da dove provenga l’insicurezza…….
Allora Varese diventa solo una fila di botteghe e di bar.
Niente a che vedere con una comunità.
Non a caso proprio a Varese si è addirittura messo in discussione, al massimo livello cittadino, il ricordo dei ragazzi che hanno fatto l’Italia in quel Risorgimento che è nato nell’800 e che è finito il 25 aprile.
Proviamo a rifletterci tutti insieme e non cacciamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi.
Perchè non è vero che "tanto sono fatti che possono capitare dovunque".
Un cordiale saluto
 
 
Paolo Mazzuchelli - Gallarate

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