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Il Referendum

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Il Referendum
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3 Aprile 2016

Caro Direttore,

quando i politici non vogliono fare il loro lavoro che ricordo essere il dibattito, la mediazione e la risoluzione di quesiti importanti come il referendum sulle trivellazioni, allora tali politici riccamente pagati, scaricano la patata bollente verso un popolino bue che a malapena sa tappare per aprire la App di Facebook e considera Studio Aperto lo summa massima del giornalismo.
Come chiedere ad un maiale se preferisce ghiande o caviale. Vediamo se vi risponderà.
Purtroppo si stanno ripetendo gli stessi errori del referendum sul nucleare….onda emotiva, il voler passare la decisione a persone che nemmeno capiscono minimamente l’argomento e nel frattempo i nostri tecnici e fisici vengono assunti dalle compagnie estere e noi compriamo energia da mezzo pianeta.

W l’Italia. W il calcio. W la pizza (patrimonio Unesco).
Felice Griffi

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Rolo

    Egregio Sig. Griffi,
    tralascio la riflessione sul “popolino bue” e, scusandomi con la Redazione per questa lunga missiva, passo direttamente a quelli che lei definisce errori del referendum sul nucleare a seguito di un’onda emotiva per dire la mia opinione sul prossimo del 17 aprile afferente le trivellazioni in mare in quanto secondo le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico effettuate sulle riserve certe e a fronte dei consumi annui nel nostro Paese, anche qualora le estrazioni petrolifere e di gas fossero collegate al fabbisogno energetico nazionale, le risorse rinvenute sarebbero comunque del tutto insufficienti perchè tutto il petrolio presente sotto il mare italiano sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per 7 settimane (e ciò che si estrae in Italia non è necessariamente destinato alla produzione del carburante per le autovetture) mentre le riserve di gas per appena 6 mesi. In verità le ricchezze italiane sono il turismo, la pesca (15% del PIL marittimo), il patrimonio culturale (5,4% del PIL), l’agroalimentare (8,7% del PIL) e la piccola e media impresa (70,8% del PIL).
    Visto che siamo a Varese e qui contano i danè sarebbe il caso di rammentare che le società private divengono proprietarie di ciò che viene estratto e possono disporne come meglio credano, allo Stato esse sono tenute a versare solo un importo corrispondente al 7% del valore della quantità di petrolio estratto o al 10% del valore della quantità di gas estratto. Però non tutta la quantità di petrolio e gas estratto è soggetta a royalty; le società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per le prime 50.000 tonnellate di petrolio e per i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni anno, godendo altresì di un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo. Nell’ultimo anno dalle royalty provenienti da tutti gli idrocarburi estratti nei nostri mari sono arrivati alle casse dello Stato SOLO 340 milioni di euro!
    Nessuna onda emotiva per questo referendum, io la chiamerei invece “onda preventiva” poichè il mare produce, se in buona salute, il 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe fino ad 1/3 delle emissioni di anidride carbonica prodotta dalle attività antropiche, mentre l’estrazione di idrocarburi ha un notevole impatto sulla vita del mare e le attività di routine delle piattaforme possono rilasciare sostanze chimiche inquinanti e pericolose nell’ecosistema marino.produce, se in buona salute, il 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe fino ad 1/3 delle emissioni di anidride carbonica prodotta dalle attività antropiche. La ricerca e l’estrazione di idrocarburi ha un notevole impatto sulla vita del mare e le attività di routine delle piattaforme possono rilasciare sostanze chimiche inquinanti e pericolose nell’ecosistema marino, come dimostrano i dati del ministero dell’Ambiente relativi ai controlli eseguiti nei pressi delle piattaforme in attività oggi nel mare italiano.
    Consideri poi che i nostri mari oltre ad essere “chiusi” sono considerati a rischio sismico e un incidente anche di piccole dimensioni potrebbe mettere a repentaglio gran parte, se non tutto l’ecosistema marino.
    Non mi dica poi che sono a rischio migliaia di posti di lavoro poichè le Società che hanno le autorizzazioni sapevano già dal momento dell’ottenimento della concessione che le stesse avevano normalmente una durata di trenta anni (più altri venti, al massimo, di proroga), per cui hanno già programmato per e da tempo la gestione del loro personale.
    Concludo rammentano ai lettori (e probabilmente questa è la cosa più importante) che votando “NO” si permetterà alle società di rinnovare all’infinito le concessioni di ricerca ed estrazione di petrolio e gas (con esplosioni di aria compressa) entro le 12 miglia marine (circa 22 Km dalle coste), mentre votando “SI” ogni attività di ricerca ed estrazione terminerà al termine dell’attuale concessione in essere.
    Pertanto INVITO TUTTI AD ANDARE A VOTARE PER ESPRIMERE UN PARERE IN CUI QUESTA VOLTA IL DOVERE CORRISPONDE AL DIRITTO.
    Mi scuso con la Redazione per la lunghezza del mio intervento e sono certo che i lettori non siano così “buoi” come si vuole far credere, ma forse semplicemente disinformati (o male informati).
    Si, viva la pizza divenuta patrimonio dell’Umanità!

    Rolando Saccucci
    Slow Food Provincia di Varese

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