Den Gallo, musica d’artigianato e un bicchiere di Braulio

Chitarra, fisarmonica e mandolino graffianti per un disco stampato su vinile, "perchè preferiamo il rustico al moderno e ci piacciono i suoni di un tempo". Ma c'è anche l'elettrico, nella canzone dedicata al Braulio

«Preferiamo il rustico al moderno». Den Gallo ha messo il muro di una fabbrica di provincia sulla copertina del suo disco, un EP con cinque canzoni (più una): autoprodotto, musica non fatta in casa, ma in un laboratorio d’artigiano. Bello o brutto che sia, non è roba plastificata. Acustico e un po’ di elettrico, grezzo quel che basta per marcare la differenza. Sul suo sito si presenta con la chitarra imbracciata come un’arma (citando Woody Guthrie?). Di nome fa Danilo Russo, è di Gallarate, ma ormai lo conoscono più come Den Gallo e stop. Il gruppo: Den Gallo y los Compadres

Che genere di definizione dai della tua musica?
Viene chiamata generalmente musica autore, chi ascolta in realtà ti dà definizioni diverse. Folk-poetica è quella che mi piace di più. In realtà penso che comprenda generi diversi.

Domanda più banale del mondo: ti chiediamo chi sono i tuoi riferimenti musicali…
De Andrè, Luigi Tenco, Lucio Dalla. Apprezzo moltissimo la musica anni 50-60-70, tutta una generazione. Tra i cantautori recenti, Capossela e qualche spagnolo, flamenco e musica dell’Andalusia.

Cantautorato, va bene. Ma hai anche un gruppo di musicisti insieme a te?
Da un paio di anni suono con il mandolinista Dario Cazzola, da un anno si è aggiunto il fisarmonicista Mattia Foglia. Loro sono quelli che sono presenti con me sempre. Poi ci sono altri musicisti con cui lavoro: nel disco ci sono Luca Zorzan alla batteria e Antonio Locarno al basso.

Fisarmoniche e mandolini. Però nel disco c’è anche un po’ di elettrico, vedi ad esempio la canzone del Braulio…
Amo molto anche la musica rock: è il contesto della canzone che fa la musica. E il testo del Braulio aveva bisogno di uno schiaffo.

Di cosa parlano le tue canzoni?
L’EP ha cinque pezzi veri e una traccia acustica; tutte le canzoni sono diverse, ognuna ha trovato un senso nel momento in cui è nata. Quasi tutte hanno temi sociali in forma intima, la rivisitazione del mondo. "10.000" è una canzone contro la guerra; "Destinati Presenti Avanti" è una canzone "punta-dito", come le chiamava Dylan; poi c’è una dedica speciale a "Milano"; la canzone del Braulio è un inno alla vita… come dire (ridacchia)… notturna. Strano l’incontro con una bevanda alcolica, forse è la canzone meno impegnativa, ma è un piccolo omaggio ad una bevanda a me… cara: il produttore c’ha dato l’autorizzazione ad usare il nome. "L’eletto e la fortuna" è una canzone di immagini, una canzone sull’uomo e la donna. "Cose fatte insieme", il pezzo acustico, è una canzone a due, che parla di un rapporto a due, una storia comune fra due amanti… uomo o donna o due uomini o due donne, di che genere non si sa, poco importa.

Parli di Milano, è lì che suonate? Come trovi la scena?
Milano sta puntando sull’elettronica, per il resto sono pochi locali live che danno spazio a chi si vuole esibire. Lo spazio è un po’ stretto, è un momento un po’ difficile.

In realtà nella nostra zona ci vieni in mente soprattutto in certi appuntamenti e luoghi. Sei un cantautore militante?
Assolutamente sì. È una definizione che mi piace, sì. Militante rivoluzionario, credo nella musica come mezzo di comunicazione, non solo intimo, ma anche sociale. E questo mi porta ad essere di parte, ad aver scelto una parte.

Rivoluzionario d’antan anche nel supporto, visto che hai pubblicato su vinile, anziché su CD. Perché questa scelta?

È un riferimento, una scelta per riportare alla mente i vecchi piaceri – non so se sia giusto usare questa espressione -. Intendo, per riportare alla mente la musica che un tempo si stampava su vinile, per far risaltare il rapporto con la musica italiana.

Con chi pubblichi?
Il disco è totalmente autoprodotto, per autonomia totale: dire quel che si vuole senza nessuna barriera o filtro. Se si vuole mettere qualche filtro, lo metto io.
Voglio portare avanti una rivalutazione della musica italiana, non dimenticare questo genere, che la musica moderna sta tralasciando. Chi vuole fare il musicista oggi vuole emergere come talentuoso, finire in tv, suonare in grandi posti. Che poi non è che non gradisca il concerto da stadio…

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Gennaio 2012
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