Diario di Stoà dalla “terra del Santo”
Nuovo racconto del pellegrinaggio.: "E' la notte che precede la fine del Ramadan e a Zababde..."
Benedetta Candiani, direttrice del Centro Giovanile Stoà di Busto Arsizio, insieme a tutti i giovani in pellegrinaggio, ci scrivono un piccolo diario del viaggio nella "Terra del Santo". Qui la prima parte del racconto dei ragazzi.
8 agosto: Zababde
Nella notte, il muezzin ha cantato più del solito… è la notte che precede la fine del Ramadan e a Zababde tantissimi petardi hanno accompagnato il nostro sonno. Il muezzin ha iniziato a cantare alle 4.30 e ha finito due ore dopo, mentre anche le campane della chiesa cattolica che ci ospita hanno suonato le 6.30…
Dopo una ricca colazione nelle famiglie che ci ospitano, abbiamo celebrato la Messa con la comunità, in arabo e in italiano, accompagnandola con canti, chitarra e l’immancabile oboe della nostra guida.
Abbiamo dedicato la mattinata alla visita delle realtà cristiane nei territori vicini a Zababde: in queste terre, inaspettatamente, si trovano molte comunità cristiane, anche se alcune di esse contano numeri veramente esigui di fedeli (in una, ci hanno raccontato, solo due donne anziane!).
In particolare a Kufr qud, comunità che conta 27 fedeli, abbiamo incontrato alcune donne che ci hanno ringraziati per la visita alla loro piccola realtà e ci hanno chiesto di non dimenticarli.
Mentre il caldo e scottante sole di questa terra illuminava un cielo azzuro e i nostri volti, abbiamo raggiunto Sebastiya e visitato un sito archeologico, ammirato la grandezza della valle lì intorno e immaginato storie di altri tempi, città abitate, un anfiteatro zeppo di persone, storie nelle pietre che ancora hanno molto da raccontare.
Abbiamo poi raggiunto Nabluss, nella chiesa ortodossa dedicata al pozzo di Giacobbe: da decenni, lo stesso monaco (che ha accolto anche noi) la difende da chi la vorrebbe occupare, tanto che gli hanno dedicato un mosaico all’esterno della chiesa. Qui, in un angolo di ombra, abbiamo ricordato l’incontro di Gesù con la Samaritana, e meditato sull’amore di un Dio che non si stanca di noi e viene a cercarci, sempre, nonostante i nostri tradimenti e le nostre piccolezze.
Ripreso il pullman, torniamo a Zababde, per l’ultima cena con le nostre famiglie e una serata di festa e condivisione con i giovani della comunità.
Ci rimane il sapore di una terra in cui tanti cristiani esistono e hanno voglia di non sentirsi soli. Ci rimane l’accoglienza di mamme, papà, giovani e bambini capaci, pur nella evidente povertà, di darci tutto ciò di cui avevamo bisogno. Ci rimane il gusto, sempre nuovo, dell’incontro.
Benny e Prando
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