Split payment: una “tassa nascosta” per le imprese

Chi lavora con la Pubblica Amministrazione si accollerà 230 milioni di euro di maggiori costi. Lo dicono i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato.


«L’obiettivo è sempre quello: combattere l’evasione fiscale. Obiettivo importante, condivisibile ma con qualche neo che le imprese – quelle virtuose e quelle che pagano le tasse – proprio non vogliono. Lo Split payment (pagamento diviso) è l’ennesimo punto a sfavore per quelle imprese che ancora oggi non vedono i venti del cambiamento e che, per stare in piedi, hanno sempre più bisogno di liquidità», dichiara il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli (foto sopra).

Lo Split payment, questa liquidità la toglie perché la Pubblica Amministrazione pagherà alle aziende che lavorano con lei solo il prezzo netto. L’Iva, invece, verrà versata direttamente dalla PA all’erario. La manovra non è da poco: l’azienda che ha fornito le proprie prestazioni, infatti, incasserà un po’ meno del previsto e riceverà un credito Iva che le verrà rimborsato solo dopo qualche mese.
L’Ufficio studi di Confartigianato ha calcolato che lo Split payment peserà sulle imprese per costi pari a 230 milioni di euro all’anno.
Il calcolo è presto fatto: 155 milioni sono i maggiori oneri finanziari connessi al credito che si genera in capo alle imprese e che sarà rimborsato dall’Agenzia delle entrate sei mesi dopo la richiesta, 55 milioni sono quelli legati alla mancata liquidità nel periodo che intercorre tra il precedente incasso dell’Iva e il suo versamento, 21 milioni sono gli oneri burocratici connessi alla pratica dell’istanza di rimborso. Con questo ultimo onere, lo Split payment aumenta la pressione burocratica fiscale peggiorando le condizioni misurate dal Burofisco Index di Confartigianato che, nei primi undici mesi del 2014, ha rilevato un persistente aumento della burocrazia fiscale.

In poche parole, lo Split payment è una nuova zavorra sulla ripresa, perché il dirottamento dell’Iva sulle vendite alla PA introdotto con l’ultima Legge di stabilità presenta un extra costo di 1.224 euro per ogni impresa che lavora con il settore pubblico. Ogni 4 euro di recupero di evasione si carica un costo di 1 euro sulle imprese fornitrici della PA.

E questo va a complicare una situazione economica già sufficientemente complessa. Il Pil italiano tra il 2015 e il 2016 crescerà ad un tasso medio dello 0,9%, il più basso dei 19 Paesi dell’Eurozona. A questo si aggiunge il calo dei prestiti alle imprese, con un – 2,4% rispetto lo stesso mese dell’anno precedente.

«Il problema è sempre quello – conclude  Galli. Il fine è lodevole, ma il mezzo no. Per colpire l’evasione fiscale si mettono le mani nelle casse di quegli imprenditori che fanno di tutto, e lo fanno onestamente, per far crescere questo Paese. Ricordiamo, inoltre, che con l’obbligo della fatturazione elettronica per tutte quelle imprese che lavorano con la pubblica amministrazione, lo Split payment non ha alcun scopo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Febbraio 2015
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