Crisi della democrazia e nuove prospettive nella serata Filosofarti con Massimo Cacciari

La riflessione avanzata dal filosofo è stata in linea con il programma di Filosofarti ed il suo scopo di cogliere il senso della contemporaneità tramite la lettura e l’interpretazione dei classici

cacciari

«Quello che vi propongo stasera è un esercizio mentale, una riflessione su un termine chiave come quello della democrazia, di cui sentiamo il peso ed il valore, ma non riusciamo più a definire».

È iniziata così la lectio magistralis “Significato e crisi della democrazia” del filosofo Massimo Cacciari, ospite storico del festival Filosofarti di Gallarate, che ieri sera lunedì 4 marzo ha tenuto al Teatro delle Arti di Gallarate. La riflessione avanzata dal filosofo è in linea con il programma di Filosofarti ed il suo scopo di cogliere il senso della contemporaneità tramite la lettura e l’interpretazione dei classici.

Partendo dall’antica Grecia, Cacciari ha descritto la complessità che il sistema democratico ha assunto nel corso dei secoli. «C’è una differenza sostanziale nel concetto di popolo, che nella contemporaneità non corrisponde certamente né al demos ateniese né al populus romano», ha spiegato il professore. Quest’ultimo in particolare era una figura giuridica che esisteva accanto ed in contrapposizione al senato, mentre nel mondo moderno si ha a che fare con una massa indistinta. «L’idea della massa insieme allo stato moderno ha annullato le autonomie politiche di organizzazioni – enti e fratrie – che riunivano il popolo romano. Queste articolazioni sono state eliminate», ha spiegato mentre rifletteva sulla democrazia rappresentativa e i suoi limiti in materia di mandato e rappresentanza.

«Il mandato è vincolante?»ha chiesto al pubblico Cacciari, instillando la riflessione sull’attinenza da parte del politico al proprio mandato. La soluzione proposta si basa sulla rappresentanza di una categoria ben precisa; solo in questa forma, secondo lui, è vincolante.

Da lì ha, poi, evidenziato una pericolosità della democrazia rappresentativa: chi si pone come esattamente identico al rappresentato mette in crisi il sistema democratico. Questo apparato funziona solamente, secondo il filosofo, se la società civile dialoga con il rappresentante: è necessaria alla base una buona complicità tra politica e comunità, fondata sulla comunicazione, il dialogo e la mediazione. Questa, sostiene Cacciari, è la chiave del successo della democrazia rappresentativa; così era il centro della vita politica romana, mentre ora nella società contemporanea secondo il filosofo i problemi sono così complessi e intricati che, se le masse non danno vita a organismi autonomi rispetto all’èlite politica, questo rapporto di rappresentazione viene ad annullarsi. «Se vengono meno i sindacati, le corporazioni e i partiti incaricati di filtrare e dar forma agli interessi della collettività, la democrazia svapora e salta»: lo scenario prospettato da Cacciari è la trasformazione della politica in democrazia diretta o in autocrazia – anche detta post-democrazia – che sta già avvenendo in molti paesi del mondo, dall’America, alla Russia, ai paesi orientali, dove domina ormai un potere misto, che prevede l’indissolubile assetto politico-economico-finanziario.

L’Europa come si colloca di fronte a questa tendenza? Cacciari la definisce «un’isola irrequieta, indecisa se riprendere in mano la bandiera della democrazia rappresentativa o arrendersi ad un’autocrazia post-democratica» e da questa decisione dipende il destino politico e culturale dell’uomo, perché, come ricorda il filosofo, nelle altre parti del mondo la scelta è già stata compiuta. Da qui, dunque, nasce la preoccupazione del professore sull’organizzazione della voce europea senza che rimanga «un vociare inascoltato»: l’Europa può, quindi, reagire a questo destino di fine della democrazia? La soluzione di Cacciari non è semplice. L’Unione Europea, infatti, per rispondere a questa tendenza generale deve essere riformata in nome di una voce europea che difenda la ricchezza e l’articolarità dei corpi intermedi, agendo sì «a livello nazionale, ma soprattutto a livello europeo». Da qui Cacciari ha rimarcato la pregnanza dell’appuntamento delle elezioni europee del prossimo 26 Maggio.

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Pubblicato il 05 Marzo 2019
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