“All’improvviso una trombosi e la mia vita è cambiata”

La storia di Federica Fedele, travolta da una malattia molto rara, che si è rialzata grazie alla cura e alla passione per Vasco, è la nostra testimonianza per il World Thrombosis Day che si celebra domani 13 ottobre

federica fedele trombosi

In occasione del World thrombosis day che è il 13 ottobre, vi raccontiamo la toccante storia di Federica Fedele, residente a Gallarate, tra la solitudine che comporta una malattia rara, l’affidamento ad un dottore che l’ha capita e non l’ha lasciata da sola, con le parole di Vasco in sottofondo. Adesso Federica è in prima linea nella campagna di sensibilizzazione e di conoscenza di questa malattia, con il proposito di non far sentire sole le persone cui viene diagnosticata la sua stessa sindrome rara.

«All’età di trentotto anni sono stata travolta improvvisamente da una tromboembolia polmonare. Sono stata dimessa dopo dieci giorni di terapia intensiva, con una trombosi in atto, ma purtroppo senza alcuna risposta di quanto mi era accaduto: l’unica terapia era l’assunzione della pastiglia anticoagulante e la precauzione di indossare sempre la calza elastica. Ho lottato per un anno intero, girando per ospedali, in cerca di risposte. Mi sono recata anche in centri per trombosi, ma nulla, nessuna risposta. Un anno dopo, mi hanno indicato il dottor Domenico Baccellieri e mi sono recata con urgenza al San Raffaele di Milano. Lì ho visto la luce.

Il dottor Baccellieri mi ha dato speranza sin dalla prima visita e da lì è diventato il mio “Angelo Dottore“. In pochissimo tempo, durante un ecocolordopler, mi ha detto con fermezza e professionalità che avevo una sindrome denominata “May Thurner“. Mi promise che mi avrebbe aiutato a risolvere i miei problemi, intervenendo in urgenza con due interventi delicati: da subito mi sono sentita al sicuro e protetta. Devo sottolineare la sua grande competenza e immensa capacità di dialogare e di rassicurare il paziente: queste sue abilità sono davvero un grande dono.

Durante il primo intervento ha ricanalizzato e impiantato uno stent nella vena iliaca comune esterna; mentre nel secondo, impiantando un secondo stent nella vena iliaca comune sinistra, da subito tutti i circoli collaterali sono scomparsi  e la gamba me la sono sentita leggerissima. Il dott. Baccellieri ha spiegato che “la sindrome di May-Thurner (Mts) è una condizione patologica relativamente rara, scoperta solamente negli anni Cinquanta, causata da un difetto anatomico. La vena iliaca comune di sinistra è compressa fra l’arteria iliaca comune destra e la colonna vertebrale lombare inferiore, con conseguente processo di ostruzione meccanica. La compressione cronica da parte di una grossa arteria pulsante contro una superficie ossea crea un danno endoteliale a carico della parete della vena. La conseguente fibrosi causa una ostruzione meccanica fissa che determina sia stasi venosa cronica, sia una predisposizione per il processo trombotico. La Mts può essere inoltre una delle cause della congestione pelvica”». Un dottore che spiegasse in maniera diretta ma allo stesso tempo rassicurante e comprensiva era quello di cui Federica aveva bisogno: schiettezza ma anche una soluzione, senza essere lasciata sola alle prese con la sua malattia.

Ora è lei a parlare agli altri della sindrome con la stessa lucidità e comprensione che il suo dottore aveva usato con lei: «Se posso aiutare a far riconoscere questa condizione di salute descrivo brevemente i sintomi avuti: una fitta costante con dolore all’inguine e un dolore simile ad uno strappetto muscolare. In poco tempo la gamba sinistra ha iniziato a gonfiarsi e a diventare molto rossa, lucida e bollente. Chi sospettasse anche solo minimante di aver un problema di salute simile, il mio consiglio è di non perdere tempo. Nel mio caso, avendo aspettato un anno, parte del trombo è risultato “cronicizzato”, quindi non è stato possibile esportarlo: per cui continuerò – forse a vita – il trattamento anticoaugulante, senza dimenticare i controlli continui. Per quanto mi è possibile, mi sto impegnando a diffondere le conoscenze ed informazioni in merito a questa sindrome per aiutare altre persone, affinché non passino l’inferno che ho vissuto io. La prevenzione parte innanzitutto dall’informazione».

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Ma questa era solo la parte “razionale” e meramente oggettiva della malattia, c’è anche altro: «Però c’è anche un lato più emotivo dietro a questa storia clinica: tutto questo è successo dopo il concerto di Vasco al Modena Park, nell’estate 2017. Io, neanche a dirlo, sono fan sfegatata di Vasco e quel concerto era stato soprannominato proprio da lui L’amore sopra la paura, dato che in quel periodo tutti i partecipanti ai grandi eventi temevano sempre gli attentati, e a quel concerto c’erano oltre 220mila persone. Esattamente dieci giorno dopo sono finita in terapia intensiva, ancora con l’adrenalina del concerto: rileggere quella frase – L’amore sopra la paura -, ho trovato la forza di lottare facendola mia, perché l’amore per la vita è superiore a tutto. Da Vasco, quindi sono passata alla vascolare. La mia rinascita è stata il concerto di Vasco di quest’anno a San Siro, sotto il palco e vicino alle transenne: è stato un regalo di Vasco e di tutto il bellissimo fans club per la mia rinascita e per la mia vita nuova».

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Per ringraziare “l’angelo custode della madre”, i figli di Federica hanno realizzato un quadretto con delle foto che rappresentassero “a tappe” il percorso di cura della madre: il bracciale rosso in ricordo del concerto di San Siro, mentre quello bianco era il bracciale che Federica indossava in terapia intensiva. L’ultima foto, invece, è quella di Federica alla “fine” della cura al concerto di San Siro, finalmente fuori dall’ospedale e pronta ad affrontare la sua nuova vita.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Ottobre 2019
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