Terapie intensive lombarde al limite, lettera a Fontana: “Contenere l’epidemia”
Lo scrive il ‘Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia’ in un documento inviato oggi al presidente della Lombardia
“L’epidemia di COVID-19 esordita il 20 Febbraio nell’area di Codogno è ormai estesa a tutta la Regione Lombardia con possibilità di diffondersi a tutto il territorio nazionale”.
Lo scrive il ‘Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia’ in un documento inviato oggi al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, cui viene chiesto di portarlo all’attenzione del Governo e al commissario per l’emergenza Coronavirus, Angelo Borrelli.
“Si tratta di un evento grave – prosegue la lettera sottoscritta dai rappresentanti delle terapie intensive lombarde – che mette in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di COVID, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al Sistema Sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura. Le strutture sanitarie sono sottoposte ad una pressione superiore ad ogni possibilità di adeguata risposta. Nonostante l’enorme impegno di tutto il personale sanitario e il dispiegamento di tutti gli strumenti disponibili una corretta gestione del fenomeno è ormai impossibile”.
“Le attività ambulatoriali, la Chirurgia non urgente, i ricoveri nelle medicine – prosegue il documento – si sono ridotte a livelli prossimi allo zero”.
“L’intera rete delle terapie intensive è stata ristrutturata, creando strutture dedicate nelle quali, completamente bardati per difendersi dall’infezione, si lavora con grande fatica per assistere malati gravi e gravissimi, la cui vita dipende da apparecchiature tecnologicamente complesse disponibili purtroppo in numero limitato. Anche per questo motivo è assolutamente necessaria l’immediata adozione di drastiche misure finalizzate a ridurre i contatti sociali e utili al contenimento dell’epidemia”.
“In assenza di tempestive ed adeguate disposizioni da parte delle Autorità – conclude il documento – saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria”.
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Oggi sono andato a fare la spesa e non ho potuto non notare molti atteggiamenti sbagliati, dalla semplice stretta di mano fino agli abbracci.
Addirittura bar stracolmi di persone dove servivano al banco.
Purtroppo gli italiani confermano il loro individualismo ed egocentrismo nonché la loro mancanza di senso civico.
A mio avviso nessuno ha ancora chiaro la gravità del problema in quanto vedo proprio che manca quella sana dose di paura che ci farebbe intraprendere comportamenti più responsabili per la salute pubblica.
Secondo me ci sta sfuggendo la situazione….mandate l’esercito per le strade o questo paese diventerà un lazzaretto con l’aggravante che i casi più problematici non troveranno più posto negli ospedali, non potranno essere curati e moriranno. Catastrofismo? No, una sana e razionale dose di paura. Le buone paroline con questo popolo non funzionano. Manca senso civico questa è la drammatica realtà….ed il senso civico non si recupera appendendo dei post-it con la scritta “andrà tutto bene”. Quello è un atteggiamento da bambino che vuole le rassicurazioni. E non funziona con un virus.