Don Andrea Florio ci ricorda che la fede senza la vita e senza la politica è un albero sterile

9 Giugno 2025
Carissima redazione,
ci sono momenti storici dolorosi e bui dove alcune voci rappresentano un esempio luminoso di esercizio della parresìa, la rara dote non solo di dire la verità ma anche di adottare un comportamento coerente con essa.
Sono persone profondamente libere dentro e per questo chiamate a perseguire il bene, votate alla ministerialità (da “minus stare”) del mettersi al servizio per gli altri.
Don Andrea Florio, rappresenta qui ed oggi nel suo ministero una delle forme più esigenti, più crocifisse e più organiche di esercizio della carità. Tutto ciò è politico?
Si, se sentirsi coinvolto nelle cose del mondo significa partecipare la propria dimensione di credente nella storia, sentendosi parte di una città. Bibbia e giornale, scriverebbe La Pira.
Sì e per fortuna, se la politica non è altro che “un’arte nobile e difficile” (Gaudium et spes n. 68) come insegnava Don Tonino Bello. La politica come elevazione dal destino del singolo al destino della comunità, fino all’altezza da cui si scorge il destino dell’umanità intera. Come costruzione del nostro comune destino. Come ricerca di pensieri inediti e di parole nuove. Come inquietudine sul presente.
La politica come creatrice di senso, come anima che connette le persone le une alle altre, in un vincolo di comunità. Insomma, la politica come un’arte che eleva in alto, fino alla mistica.
Don Andrea Florio ci ricorda ‘’scomodamente’’ che la fede senza la vita, dunque senza la politica, è un albero sterile. Non genera frutti. E che se ami la tua città, non puoi non amare anche la tua terra, il tuo paese, il mondo intero. I nostri destini sono così interconnessi che l’amore nella sua anima sociale non si può dividere. Ami la tua città, se ami il mondo intero. E il pianeta come organismo vivente.
Ci ricorda che nessuno può dire: “Non mi tocca”. Prendere parte alla costruzione del nostro comune destino è responsabilità senza delega. Perché riguarda tutti, proprio tutti, certo in forme diverse, con ruoli e responsabilità diversi.
È l’esatto contrario di quello che continuiamo a raccontarci: la politica è affare dei politici, cosa loro. Vero il contrario: è affare nostro, di ciascuno di noi. Non esiste una politica come spazio separato della nostra vita sociale.
Perché siamo caduti nella trappola del disimpegno dalla politica? Perché, soprattutto in questa città, starsene lontani dalla politica è divenuto motivo di credibilità? Perché un prete come Don Andrea Florio, che cammina sulle nostre stesse strade, che ci tiene sulla corda di una fortissima tensione morale, incarnata nel Vangelo, resta una testimonianza così dissonante?
Perché abbiamo paura di metterci tutti in cammino sulla strada del mondo per condividere le gioie e le sofferenze, le speranze e i dolori degli uomini e delle donne, perché ci sentiamo più sicuri nelle nostre vite fatte di compartimenti stagni. La preghiera di qui, la piazza di lì.
Continua, te ne preghiamo, Don Andrea Florio e siamo tanti, atei o fedeli, a parlare alla nostra coscienza chiamata a riappropriarsi di una grande responsabilità.
Resta la nostra sentinella etica, presidio della libertà di giudizio, che incalza questa città al dovere di una ricostruzione profonda del senso della nostra convivenza.
Con immensa riconoscenza,
Stefano e Federica
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