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Graffiti: scarabocchi o espressioni d’arte?

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25 Ottobre 2004

Spettabile redazione,
Vogliate accogliere questo contributo scritto in merito alla discussione sui writers, che ha trovato la propria concretizzazione amministrativa nel voto positivo del Consiglio Comunale ad una risoluzione presentata da me.
La speranza di tutti è di riuscire ad avere una città più bella, più pulita e più in ordine: si spera che l’Amministrazione Comunale faccia ora quanto le compete, applicando i principi contenuti nella proposta di risoluzione.

“Ma come è bella la città, ma com’è grande la città…” cantava Giorgio Gaber.
Se però il compianto Gaber si fosse avventurato nel centro di Busto Arsizio, in piazza Trento Trieste in particolare, certo non avrebbe avuto modo di abbinare il concetto di bellezza ai graffiti che deturpano i muri degli edifici pubblici e privati.
Sono particolarmente soddisfatto dal voto positivo che il consiglio comunale, in data 22 ottobre, ha voluto esprimere in merito ad una mia proposta di risoluzione che aveva ad oggetto proprio il pessimo fenomeno dei cosiddetti “writers”.
“Tolleranza zero” è un termine forte, che non a tutti piace, ma che esprime perfettamente lo spirito attraverso il quale una Amministrazione Comunale deve porre il freno ad una piaga che sta lentamente imbrattando l’intera città: ricordo i blitz nei sottopassaggi delle Ferrovie dello Stato, durante la Messa di Natale fuori dalla Chiesa di San Giuseppe, nei rinnovati giardini di via Ugo Foscolo, ripetutamente in piazza Trento Trieste e in via Daniele Crespi, sul bordo della fontana di piazza Garibaldi… e chissà quanti altri casi ancora!
E allora, “tolleranza zero” vuol dire agire in via preventiva e repressiva, con i mezzi che abbiamo a disposizione: telecamere, ronde notturne delle forze dell’ordine… certo, anche attraverso l’educazione, come qualcuno ha ricordato durante la discussione in consiglio, una educazione che non può prescindere dalla famiglia, dalla scuola e dalle istituzioni.
E’ quantomeno bizzarro considerare questi scarabocchi a colpi di vernice come “espressioni artistiche”, soprattutto quando esse vengono subite e non commissionate dal privato o dal pubblico.
E’ bizzarro soprattutto quando, oltre al danno, c’è la beffa: mi riferisco alle tasche dei cittadini, che sono stati toccati (esteticamente ed economicamente) da tali atti di vandalismo su palazzi, condomini, ville…
Per questo motivo la mia risoluzione contempla una decisa azione da parte della Amministrazione Comunale per ottenere, come succede a Milano, prezzi vantaggiosi e concordati con una azienda specializzata (a Milano cè una task-force dell’Amsa) per la ripulitura dei muri esterni, contribuendo così a migliorare l’immagine generale di Busto Arsizio e ad alleviare il danno economico dei privati cittadini. Al di là del principio anti-witers, questa è una azione amministrativa molto concreta, anche se il consigliere Berteotti pare proprio non averla colta…
Invece, non è certo risolutiva del fenomeno la proposta dei colleghi di Rifondazione Comunista di destinare spazi pubblici ai graffitari: a parte che a loro non interessa (come è stato giustamente ricordato) essere confinati in un luogo concordato, ma poi, per citare le parole del Tenente Capo della Polizia di New York – Squadra Speciale Antigraffiti – , “sarebbe come dare uno spazio ai drogati per drogarsi; per noi questo è un reato, non arte!”.
E allora “tolleranza zero” sia!
“Tolleranza zero” per salvaguardare la proprietà pubblica, la proprietà privata e soprattutto le tasche dei cittadini…

Enrico Salomi - (capogruppo Udc consiglio comunale di Busto Arsizio)

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