IA ed Arte
5 Ottobre 2024
Due anni fa l’americano Jason M. Allen vinse un premio di 300 dollari usando un programma di AI, piazzandosi al primo posto della Colorado State Fair Fine Arts Competition nella categoria “arte digitale/fotografia manipolata digitalmente”.
La sua opera, intitolata Théâtre D’opéra Spatial, è stata generata tramite Midjourney, una delle tante applicazioni basate su machine learning e l’IA generativa.
Questa vittoria diede vita ad un dibattito molto intenso tra critici e non. Tutti si chiesero cosa fosse diventata la parola “arte” se non che una presunta nonchè ancora tutta da dimostrare abilità nel pigiare dei tasti al fine di creare un’opera digitale.
Quello che più fece scandalo è che il processo di generazione (ma sarebbe meglio dire produzione) non richiedesse alcuna esperienza, fatica e lavoro in ambito artistico.
Allora ho fatto un ragionamento….allargando il concetto verso un campo più largo. Dalla sfera artistica verso l’universo dell’intrattenimento. Cosa è diventata la produzione artistica se non un riempitivo economico e temporale ?
I contenuti del futuro devono essere riempitivi…non devono informare o accrescere culturalmente chi li guarda….già oggi nel mercato sovraffollato di piattaforme streaming abbiamo una sovraproduzione di massa….più della metà di film e serie che vengono prodotti sono poverissimi di contenuti e della scarsa qualità…servono a far passare quell’ora alla sera ad una platea di utenti che di fatto non cerca nemmeno un prodotto di qualità e soprattuto non vuole accrescere nella visione.
In questo contesto la IA si colloca perfettamente. Come deumanizza il lavoro (ovverosia toglie la componente umana) allora può eliminare l’uomo nella produzione di contenuti artistici audiovisivi. Con una differenza di fondo (che poi è lo scopo principale della IA)….le case di produzione spenderanno ancora meno soldi.
Da qui il concetto di artista viene trasfigurato come scrittore di prompt da dare in pasto alla IA. Il che potrebbe andare bene per un’artista mediocre che di fatto vuole sopravvivere facendosi vedere aperto alle nuove tecnologie….quello che non ha capito è che molto presto la sua produzione non verrà più vista come “opera artistica” ma semplicemente come “contenuto”, ed il contenuto in quanto tale può essere replicato e replicabile….non è un dipinto di Caravaggio…al limite potrà scimmiottare Caravaggio ma non lo sarà e non lo saprà reinterpretare…ed in quanto tale, ovverosia produzione del nulla, non varrà nulla a sua volta.
Con l’IA quindi stiamo andando ad un appiattimento culturale totale e totalizzante, una involuzione del concetto di arte come l’abbiamo conosciuta fino alla metà del 900.
Quindi le opere di IA sono l’equivalente delle banane di Cattelan nel mondo digitale ?
Felice Griffi
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