Il Fronte Indipendentista Lombardia replica
28 Settembre 2010
Egr. Direttore,
Dobbiamo una risposta storico-politica alla cortese domanda che pone il lettore Franco Giusti.
Il “fronte indipendentista lombardia” o, meglio, il Fronte Indipendentista Lombardia ha una posizione molto chiara riguardo la “Marcia su Roma”, una manifestazione intrinseca alla nefasta ideologia italiana, un mero cambio di regime (dal totalitarismo liberale a quello nazionalista) all’interno di uno “stato” come quello italiano, costruito sulla pelle delle popolazioni della penisola. Inquadrata la “Marcia su Roma” come uno dei coerenti tentativi di inveramento del “risorgimento” (alias Rivoluzione italiana), è chiaro che la nostra attenzione deve concentrarsi sui Patti Lateranensi del 1929.
Questi ultimi (al di là della copertura propagandistica passata poi sotto il nome di “Conciliazione”) constano di tre parti: Trattato ovvero risoluzione della “Questione Romana”, Concordato ovvero regolazione dei rapporti tra Stato italiano e Chiesa e Accordo finanziario ovvero i risarcimenti previsti per le spoliazioni contro i beni ecclesiastici avvenuti negli anni torbidi della Rivoluzione italiana.
Effettivamente un concordato contiene una sorta di legittimazione dello stato ma, soprattutto nel caso italiano, esso fu un accordo sul terreno pratico perché la Chiesa potesse esercitare la sua missione primaria, al di là della legittimazione teorica dell’esistenza di uno stato. Anche con uno stato comunista e ateo la Chiesa potrebbe stringere un concordato così come sostiene concordati con stati che oggidì violano il diritto naturale (ad esempio con l’aborto), ponendosi in una situazione di illegittimità di fatto o addirittura di “tirannia”, se con tale termine indichiamo la violazione del diritto naturale.
Il riconoscimento dello stato italiano è avvenuto in assoluta correlazione col Concordato (secondo la nota formula di Pio XI “simul stabunt simul cadent” ovvero se cade il Concordato, cade il Trattato) in cui la Santa Sede ha rinunziato alla rivendicazione di un diritto territoriale legittimo e quasi nativo in nome dell’esercizio della sua funzione primaria sul territorio italiano.
Per inciso, il Concordato stesso non fu privo di lacune e di note stonate, quali ad esempio l’abolizione definitiva del foro ecclesiastico, l’eccessiva ingerenza statuale nell’educazione, l’azzeramento della funzione politica dell’Azione Cattolica, il mancato allontanamento dei religiosi apostati dai posti pubblici, il concetto di "culti ammessi" piuttosto di quello più canonico di "culti tollerati".
In ogni caso non si può dire che col concordato del 1929 siano state legittimate le aspirazioni risorgimentali: qualunque forma politica fosse rimasta nei territori italiani, avrebbe prima o poi firmato un concordato con la Santa Sede, come prima già esisteva con l’Impero Asburgico e il Lombardo Veneto.



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