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L’inno del corpo – rativismo

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19 Febbraio 2011

È noto che il metabolismo individuale influenza l’indole caratteriale delle persone.
La stitichezza si sposa per vocazione e definizione ad atteggiamenti di grettezza ed avarizia, spingendo inevitabilmente verso stati d’animo di inquietudine ed introversione, mestizia e reticenza, mentre la scioltezza di corpo infonde sentimenti più aperti ed ottimistici, induce all’espansività e alla generosità, alla gioia di vivere e alla loquacità.
Agli esordi della sua carriera artistica Roberto Benigni dedicò un irriverente e surreale inno al corpo sciolto chiamato, non a caso, "L’inno del corpo sciolto". In questo poemetto satirico il comico pratese esaltava la scioltezza intestinale, cantando che chi è sciolto di corpo è sciolto anche di spirito ed è sciolto con la favella. Chi evacua facilmente e frequentemente l’intestino è una persona tendenzialmente ironica, allegra e spiritosa, che tratta le parole con familiarità ed è in grado di afferrare i concetti più sofisticati.
L’aggancio umoristico al corpo sciolto serve ad affrontare il tema del corpo-rativismo.
Qualche esponente governativo, riferendosi alle vertenze dei precari della scuola ha accusato gli insegnanti di condurre "battaglie corporative". Ebbene, se per codesti funzionari di governo le istanze del posto di lavoro, dei diritti, della democrazia e del rispetto delle regole sindacali sono rivendicazioni corporative, è assai probabile che abbiano bisogno d’un efficace lassativo, non tanto per sciogliere un intestino impacciato, quanto per svuotare la mente dai luoghi comuni che causano l’imbarazzo del pensiero. E’ probabile che codesti burocrati confondano il "corporativismo" con lo "spirito di corpo", nel senso che il loro spirito è impacciato allo stesso modo in cui il loro corpo è stitico, nel senso che è incapace di essere sciolto e spiritoso, ironico ed arguto.
A voler puntualizzare il significato lessicale, il corporativismo corrisponde ad un’azione sistematica tesa a conservare i privilegi esclusivi della propria categoria professionale.
Chiedo: è "corporativismo" anche l’ostinata lotta di chi intende tutelare la propria salute o salvaguardare l’integrità del territorio in cui vive? Secondo la logica cinica ed affaristica del potere, la vertenza condotta dagli abitanti della Val di Susa contro l’alta velocità sarebbe una "battaglia corporativa"? E altrettanto corporative sarebbero le lotte degli operai per conservare i posti di lavoro contro la crisi economica e i licenziamenti di massa? Senza dubbio siamo di fronte a battaglie assolutamente necessarie e sacrosante.
Probabilmente si crede che il "corporativismo" degli insegnanti costituisca una tendenza piccolo-borghese, classista ed opportunistica, in quanto finalizzata alla preservazione dei privilegi di una sola categoria professionale, cioè il corpo docente. Al contrario, il "corporativismo" degli operai avrebbe maggior dignità in quanto potrebbe tradursi nella lotta di classe. Pertanto, il corporativismo operaio corrisponderebbe all’operaismo rivoluzionario, alla lotta di classe contro il capitalismo, che spetta alle masse operaie. Di conseguenza, la lotta di classe sarebbe il risultato di un processo storico determinato dalle tendenze economiche, sindacali e politiche di origine operaia? Non mi pare proprio. Basta verificare come vota una parte cospicua degli operai nel nostro Paese.
Riassumendo il pensiero impacciato degli stitici funzionari anti-statalisti, questo sarebbe il loro schema di ragionamento: corporativismo operaio = lotta di classe; corporativismo degli insegnanti = tendenza egoistica in difesa dei propri privilegi professionali = opportunismo e corporativismo piccolo-borghese. Complimenti ai tecno-burocrati ministeriali, che mostrano di avere poche idee, oltretutto confuse. Suggerirei di assumere un forte lassativo per sciogliere il loro pensiero dagli impacci mentali che ne impediscono la facilità di analisi e di ragionamento. Ovviamente non alludo alle soluzioni lassative a base di olio di ricino imposte dalla dittatura fascista che, per un ventennio, ha dispensato "purghe" non certo per liberare o espandere la mente degli italiani.
Il processo di maturazione della coscienza di classe può seguire anche un percorso segnato da vertenze originariamente "corporative", laddove una mente corporativistica prova a liberarsi e ad esprimere una capacità di critica della società nel suo insieme. Il salto di qualità intellettuale si compie nel momento in cui da uno stato di "autocoscienza individuale" il soggetto si evolve verso un livello superiore di "autocoscienza universale".
Mi accorgo di essere diventato troppo complicato, per cui i poveri funzionari di governo potrebbero sentirsi ancora più ingolfati nel loro cervello già stitico ed impacciato.

Lucio Garofalo

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