L’uguaglianza di genere: vale anche per gli uomini?

20 Febbraio 2022
L’uguaglianza di genere, conosciuta anche come parità tra i sessi, è una condizione nella quale le persone ricevono pari trattamenti, con uguale facilità di accesso a risorse e opportunità, Talvolta, questa cultura vincente non trova una risposta adeguata, quando, contrariamente a quanto si pensa, si applichi al genere maschile. Non esiste, forse, una qualche forma di discriminazione nei confronti degli uomini, avallata dalla legge e dalla normativa vigente? Io direi di sì.
Si pensi alla quota 58 per le pensioni, riconosciuta alle sole donne. Dato che, giustamente, si invoca il pieno riconoscimento della parità di trattamento tra uomini e donne, non è anch’essa una misura penalizzante e di parte, a ruoli inversi, che impedisce la cessazione anticipata del lavoro anche al “sesso forte”? Come mai non si alzano voci, “bipartisan” a difesa di un diritto che dovrebbe essere comune? Forse un certo tipo di stereotipo culturale che vede l’uomo lavoratore ed eccezionale stacanovista fino alla soglia della vecchiaia è sostenuto e supportato, “nell’interesse comune” e “convenientemente” appoggiato dall’intera collettività.
Anche i maschi invecchiano e riducono progressivamente la propria efficienza ed efficacia lavorative. Oltretutto, l’età media di vita degli uomini è inferiore di 4/5 anni rispetto a quella femminile e questo significa un allargamento significativo della forbice (tra maschi e femmine) relativa al tempo di fruibilità della pensione stessa.
Forse, in tal senso, anche il legislatore potrebbe intervenire…
Claudio Riccadonna
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In effetti le donne vivono più a lungo degli uomini e la motivazione che spetta a loro un trattamento di riguardo poiché si fanno carico della cura dei figli, non regge innanzitutto perché attualmente anche i padri fanno la loro parte e perché non tutte hanno avuto o hanno figli da accudire.