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Massima occupazione, la statistica

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20 Gennaio 2025

Caro Direttore,
la martellante propaganda governativa batte il chiodo sul massimo livello di occupazione raggiunto a fine 2024 nel nostro paese, un evento che per Giorgia Meloni non ha precedenti nella storia d’Italia, con sottolineature davvero commendevoli. Purtroppo la realtà è assai diversa da quella dipinta dall’ingannevole demagogia del centrodestra, in quanto bastano pochi dati statistici per smontare una narrazione figlia di un ceto politico incapace e privo di qualsiasi prospettiva dignitosa per il modo del lavoro. Innanzi tutto, è opportuno ricordare che a fine 2022 risultavano mancanti 800.000 posti di lavoro rispetto al dato del 2007, anche per via del crollo del 34, 8% degli investimenti pubblici nel decennio 2009-2019. Il pesante definanziamento degli investimenti pubblici in sanità, istruzione, infrastrutture pubbliche, in particolare nell’ampiamento e nella manutenzione della rete ferroviaria – non certo, invece, nella distrazione delle risorse per opere inutili , dannose e sciagurate per l’ambiente naturale come il Ponte sullo Stretto e la Tav -, ha ridotto drasticamente la capacità dello stato di soddisfare i bisogni veri della cittadinanza, generando un saldo occupazionale positivo. In secondo luogo nel mese di dicembre l’Inps ha pubblicato i dati elaborati dall’Osservatorio sui lavoratori dipendenti e indipendenti relativi al 2023, che ha quantificato il totale degli stessi in 26.618.000 , compresi i 737.496 pensionati e pensionate ( il 2,8% del totale) che svolgono una attività. Sennonchè la media delle settimane lavorate pro-capite si attesta a 43,2, leggermente superiore rispetto a quelle del 2019 ( 42,9 settimane ).
Se poi si considera che il reddito medio annuo pro-capite si attesta poco sopra i 25.000 mila euro, questi due basilari indicatori al ribasso disvelano quel che sistematicamente si vuole scientemente occultare all’opinione pubblica , e soprattutto agli undici milioni di follower con cui la premier comunica direttamente, saltando l’intermediazione della stampa troppo ostile e prevenuta. Infatti, sono ben 5 milioni e 770 mila i lavoratori e le lavoratrici che annualmente percepiscono un reddito inferiore a 11.000 euro pro-capite, per via di tutte le forme di precarietà che dalla legge Treu del 1997 in avanti , all’insegna della flessibilizzazione dei rapporti di lavoro, sono state introdotte vergognosamente a dismisura. Per non parlare del vertiginoso incremento dei part-time, soprattutto per quanto concerne l’occupazione femminile, che in molti casi non sono figli di una scelta volontaria e consapevole. Infine, se solo pensiamo alla vicenda Stellantis e quindi alle tante crisi aziendali perduranti nel paese, tra le quali la Beko e la recente acquisizione della Piaggio Aerospace da parte della multinazionale turca Baykar, il futuro dell’economia si presenta tutt’altro che luminoso, a fronte di una crescita paurosa delle diseguaglianze sociali, sulle quali il governo in carica preferisce sul piano del consenso elettorale tacere.

Cordiali saluti Gian Marco Martignoni Varese 20-1-2025

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