Negazionisti a la ‘cassoeula’
26 Luglio 2013
Ricordare e Dimenticare
È curioso notare che per la Bibbia «ricordare» è il verbo della fede e della vita;
e«dimenticare » è il vocabolo dell’apostasia e della morte.
Gentile direttore,
in questa fase di calura estiva, oltre al caldo afoso, ci doveva capitare anche un medico del varesotto che nega l’Olocausto. Non mi meraviglio più di tanto, che cosa si deve aspettare uno da una provincia il cui capoluogo ancora nel 2013 si onora di avere Benito Mussolini, come cittadino onorario? Quello che è triste e preoccupante in questa vicenda non è solo vedere la libertà che si concede a chi nega l’esistenza dell’Olocausto, ma anche constatare che c’è gente disposta a solidarizzare sulla stampa con questo signore e a raccogliere firme in suo favore. Non si può rimanere indifferenti e neutrali di fronte a chi, accecato dall’odio e dal fanatismo nazista, nega dinnanzi alla quantità di documenti, alle evidenze dei fatti, alle dolorose testimonianze dirette ancora disponibili degli ex internati, la verità dello sterminio. Non si può solidarizzare con chi rivendica la giustezza di un’ideologia che ha causato oltre sessanta milioni di morti nella seconda guerra mondiale ed ha fatto fare esperimenti medici sui bambini e poi li ha fatti gasare insieme a tante vittime innocenti. C’è chi, solidarizzando ha affermato che il medico di Cuveglio ha il diritto di esprimere liberamente il suo pensiero. Attenzione qui non è questione di libertà di pensiero. “Dinanzi alla negazione della Shoah” – dice la filosofa Donatella Di Cesare, nel suo libro: “Se Auschwitz è nulla”-“ la libertà di opinione deve trovare un limite se si vuole salvaguardare la democrazia. Il negazionismo non rientra nell’ordine del pensiero. C’è complicità tra l’annientamento e la negazione, tra i nazisti di ieri e gli odierni ‘assassini della memoria’ di oggi”. Essi contraddicono e negano la storia ed offendono chi ha visto sparire i propri cari nei campi di sterminio. Non possiamo permettere queste offese contro la dignità di milioni di vittime passate per i forni crematori, senza condannarle severamente sul piano umano, morale, filosofico e storico. Il negazionismo deve essere considerato immorale ed inumano, così come è stato immorale, inumano e criminoso lo sterminio. Non a caso ammoniva Voltaire: “si è responsabili di ciò che si fa, ma anche di ciò che non si fa!”. Perciò è necessario che la legge sanzioni coloro che oggi fanno apologia del crimine, negandone l’esistenza perché in questo modo intendono offrire a Hitler una vittoria postuma. Chi parla di “menzogna su Auschwitz” deve essere passibile di condanna anche in Italia così come lo è in diversi altri paesi della Comunità Europea. Purtroppo le gazzarre antisemite, le scritte sui muri inneggianti ad Hitler, la cittadinanza onoraria non revocata a Mussolini e i medici negazionisti non piovono dal cielo, ma sono il frutto amaro di un “Passato che non passa” in Italia. E questo può accadere nel nostro Paese, a differenza della Germania (che pure è stata la culla del nazismo, dove un medico che nega le camere a gas verrebbe cacciato dall’ordine immediatamente) perché dal dopoguerra ad oggi non si è fatto molto da parte della DC prima; e nulla da parte di Berlusconi poi per educare le giovani generazioni agli ideali antifascisti e nel combattere il fascismo. Anzi Berlusconi ci ha messo del suo per sminuirlo e per addormentare le coscienze. Infatti per tutto il suo ventennio, non solo ha favorito lo sdoganamento del fascismo, dando ai suoi ex-appartenenti ruoli ministeriali, ma non ha fatto nulla per alimentare il ricordo della Shoah. Ma una pesante responsabilità ce l’hanno anche le forze democratiche ed antifasciste nazionali e locali che non hanno combattuto con assiduità ed impegno unitario il fascismo, portando parimenti avanti un’educazione democratica, civica ed antifascista, così come vuole la nostra Costituzione. La memoria non è una conquista definitiva, ma va alimentata continuamente altrimenti subentra l’oblio. Persino l’ex-missino Gianfranco Fini quando era Presidente della Camera ebbe a dire: “La Memoria è un dovere, perché nella Memoria vi è il presidio morale e l’identità di una persona, di un popolo, dell’umanità”. E questo lo sanno bene tutti i dittatori che tentano di cancellare il rapporto con la memoria e a falsificare i libri di storia. Nel libro 1984 di G. Orwell, il Grande Fratello rende come prima cosa impossibile il pensiero storico perché sa che quel pensiero è sempre pensiero critico, pensiero che sa ricordare e fare obiezione alla falsificazione e alla negazione. I negazionisti nel negare lo sterminio sono guidati dalla stessa logica che guidava i nazisti che, dopo aver sterminato milioni di vittime, cercavano di cancellarne le prove, eliminando schedari, documenti compromettenti, distruggendo le camere a gas, i forni crematori ecc. Perché lo facevano? Perché “appartiene al meccanismo dell’oppressione”- spiega il filosofo T. W. Adorno – “vietare la conoscenza del dolore che produce”. La conoscenza del dolore inflitto, il suo ricordo, l’orrore che produce nelle coscienze sono un potente antidoto contro il male; per questo si tenta di cancellare persino la memoria di quegli eventi che sono così incredibili da essere considerati inconcepibili. È illuminante a tal proposito ciò che racconta Simon Wiesenthal. Il giovane Simon, internato ad Auschwitz, accompagnava verso la fine della guerra Merz, un caporale del lager dai tratti umani, a cercare vettovaglie dai contadini per i sorveglianti nazisti del campo. I due stanchi, si sdraiarono vicino ad un ruscello e Merz, rivolto al giovane internato disse: «Supponga che un’aquila la porti in America, Wiesenthal, che cosa racconterebbe una volta laggiù?». Wiesenthal stava zitto aveva paura di esternare i suoi pensieri. Merz, sorrise. «Non abbia paura». Immagini, Wiesenthal, che lei sta arrivando a New York, e la gente le chiede: «Come andavano le cose in quei campi di concentramento tedeschi? Che cosa vi facevano?». «Credo… credo che direi alla gente la verità». «Lei direbbe la verità alla gente in America. È giusto. E sa che cosa accadrebbe, Wiesenthal?». Si alzò lentamente e mi guardò, poi sorrise. «Non le crederebbero. Direbbero che è matto. Forse la metterebbero perfino in manicomio. Come può un uomo credere a questa terribile faccenda… se non c’è passato personalmente?». I negazionisti che negano o minimizzano la Shoah non sono ricercatori storici e non si limitano a propinare affermazioni false e assurde, ma si pongono nella posizione di chi vuole continuare e ripetere la logica dello sterminio, di chi cioè tenta di rimanere fedele al Fuhrer e al suo testamento, per portare a termine oggi quello che il nazismo non ha potuto concludere ieri.



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