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Quel “Nutro fiducia” si poteva evitare

sergio mattarella
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4 Gennaio 2022

Egregio direttore,

credo che sia noto a tutti il perimetro imposto dalla nostra Costituzione al Presidente della Repubblica: deve essere il punto di riferimento dell’unità del Paese. Non può quindi criticare il governo, ne’ i partiti che lo sostengono e nemmeno quelli dell’opposizione. Può tutt’al più esprimere il suo parere su alcune cose importanti o su alcuni valori, nella speranza che vengano accolti per diventare obiettivi di governo per il bene comune.

Per questo quando parla, come nell’ultimo messaggio di fine anno e di fine mandato, tutti si sono trovati d’accordo e lo hanno applaudito. Ovviamente non ha potuto esprimere tutto il suo sdegno per lo scempio e il vergognoso comportamento dell’Europa  nel respingimento violento dei profughi ai confini tra la Polonia con la Bielorussia oppure denunciare il pericolo oggi rappresentato per la stessa democrazia dall’uso sconsiderato dei così detti social, in ossequio del nuovo vitello d’oro, cioè il mercato.

Nel messaggio di fine anno, parlando ai giovani e spronandoli a diventare protagonisti del loro futuro, ha affermato: «Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo. Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni, nutro fiducia. L’Italia crescerà».

Ebbene, quel “nutro fiducia” non mi è piaciuto, perché evoca un triste passato, inquietante presagio di avvenimenti drammatici.

A dire per primo la stessa frase fu Luigi Facta, l’ultimo presidente del Consiglio prima dell’avvento del fascismo, il quale, spesso e volentieri, non sapendo quali scelte compiere era solito dire “nutro fiducia”, al punto da essere così soprannominato. E fu così che alla fine di ottobre del 1922, non riuscendo a convincere Re Vittorio Emanuele III a proclamare lo stato d’assedio per fermare la marcia su Roma, si consolò dicendo la sua solita frase, prima di dare le dimissioni: «Nutro fiducia che tutto andrà nel migliore dei modi». Cosa avvenne dopo noi tutti lo sappiamo: quel nutro fiducia ci traghettò al ventennio fascista, alla perdita della libertà e della democrazia nel nostro Paese, a guerre orrende culminate nella seconda Guerra mondiale, compresa la spaventosa guerra civile dal 1943 al 1945.

Ma nessuno allora sapeva cosa poteva succedere in quei giorni. La marcia su Roma era pressoché una manifestazione sconclusionata, dove 25.000 fanatici male armati stava raggiungendo la capitale. Mussolini, insicuro dell’esito, aveva prenotato da Milano due treni, uno per Roma, per ricevere l’incarico per formare un nuovo governo, e l’altro per Lugano per scappare all’estero in caso di fallimento. In quel periodo ci fu un giornalista che riferendosi a Luigi Facta disse: «Spesso la mediocrità è una voragine per la quale anche gli spiriti eletti provano una cupa attrazione».

Per tutte queste ragioni quella frase, “nutro fiducia”, detta da Mattarella alla vigilia dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e delle prossime elezioni politiche, mi incute timori, angosce, paure e tante preoccupazioni. Peccato che i suoi più stretti collaboratori non gli abbiano ricordato questo precedente. Ho la sensazione che proprio questo 2022 sia incominciato molto male.

Credo che quel “nutro fiducia” si poteva evitare.

Emilio Vanoni – Induno Olona

Commenti

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  1. massimiliano_buzzi
    Scritto da massimiliano_buzzi

    invece che continuare a mostrarsi quale “il saggio”, “l’illuminato” della rubrica lettere al direttore di varesenews, si faccia avanti. si proponga lei quale consigliere del capo dello stato.

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