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Poveri animali della sagra di Sant’Antonio

La sagra di Sant'Antonio a Saronno (inserita in galleria)
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10 Gennaio 2018

Gentili signore e signori,

ho appreso dai mezzi di informazione che il 17 Gennaio a Saronno (VA) si svolgerà LA SAGRA con animazione del “borgo contadino”, personaggi in costume d’epoca (1800), giochi, benedizione degli automezzi, intrattenimento musicale della banda cittadina, falò di Sant’Antonio, bancarelle di prodotti artigianali.

Anche gli animali saranno protagonisti, sia vivi che morti, esposti in fiera e sfilata, benedetti, e mangiati nei piatti della tradizione tra cui “ottima trippa alla maniera lombarda, panini con la salamella”.

Ovunque ogni anno a Sant’Antonio ci si inventano le peggiori iniziative per celebrare questo Santo e il suo legame con gli animali che, purtroppo, ne sono sempre vittima: fiere, benedizioni e abbuffate sono l’espressione della politica tetragona di amministratori locali incapaci di guardare gli animali come esseri senzienti il cui corpo deve essere rispettato, non ridotto a oggetto da esporre e cibo da mangiare.

La Chiesa fa sempre la sua parte impartendo ogni sorta di benedizione pensando di dare un plus valore a queste anacronistiche manifestazioni.

Ho guardato le fotografie della sagra 2014, 2015, 2016, 2017 e ho visto pecore, oche, galline, capre, maiali, uccelli rapaci, asini, cavalli trainanti carrozze.

La sagra è un appuntamento fisso e immancabile di ogni località che fa del suo prodotto tipico un fenomeno di attrazione. “Sagra” è un termine di origine religiosa: dal Latino “sacra”, propriamente “cose sacre”, indica un rito, una funzione o una festa religiosa. In effetti, le sagre antiche erano momenti in cui gli esseri umani celebravano o invocavano un dio ringraziandolo per il raccolto e per la sua magnanimità. Con l’avvento del Cristianesimo, le sagre accompagnavano anche la consacrazione di una chiesa o la celebrazione di un santo patrono. Il carattere profano è arrivato dopo, trasformando la sagra in una festa popolare con fiera e mercato. Durante le sagre venivano spesso effettuati sacrifici animali e questo rito simbolico originario rimane come traccia anche oggi nelle diverse sagre gastronomiche.

Ogni luogo d’Italia ha il proprio animale tipico di cui fare un “sacrificio” appositamente per queste occasioni. Neppure i cuccioli sono risparmiati: agnelli, maialetti e vitelli sono considerati una prelibatezza. Altrettanto vale per animali di piccole dimensioni come pesci, lumache, rane e ranocchi.

E’ sorprendente che ai giorni nostri, nonostante l’informazione, la sensibilizzazione e la nuova coscienza di rispetto verso gli animali, vi siano ancora luoghi dove certi eventi che si basano sulla crudeltà di una pietanza derivata da uccisioni di animali siano pubblicizzati come grandi iniziative, come appuntamento culturale, con note di encomio e di apprezzamento per una tradizione che ha come radice l’uccisione degli animali.

Si piange per il proprio animale da compagnia: lo si elabora come un lutto e ciò è del tutto comprensibile ma, al contrario, è del tutto incomprensibile che l’animale della cui carne ci si nutre, non esista come animale ma solo come cibo, come attrazione gastronomica.

L’animale è un essere capace di provare dolore, paura, angoscia perché è un essere senziente. Invece ogni anno nel mondo uccidiamo un numero indefinito di animali per mangiarli. Ciò che più sconvolge è l’agonia patita da quelle vittime negli allevamenti e nei macelli. Se partiamo dal presupposto che tutte queste pratiche siano perfettamente legali, ci troviamo di fronte a una legge schizofrenica che da una parte tutela in maniera abbastanza soddisfacente (quando viene rispettata) gli animali “da affezione”, dall’altra trascura visibilmente gli animali “da affettare”. E’ ingiustificabile la sofferenza che infliggiamo agli animali per mangiarli, tanto più se su questa sofferenza organizziamo feste. La vita di un animale non vale una sagra.

Forse è ancora lontana una presa di coscienza che rispetti la vita di tutti gli animali ma qualcosa sta cambiando. Quando il diritto al piacere del palato contrasta col diritto fondamentale alla vita di un essere senziente, qualcosa stride nel concetto di diritto. Il cibo non è solo cibo. Il gusto personale non giustifica il diritto di disporre di animali e ambiente come una risorsa a uso e consumo degli esseri umani. Il presunto diritto alla libertà di mangiare ciò che si vuole non è una prerogativa degli esseri umani, così come la terra non appartiene solo a loro.

Cordiali saluti.

Paola Re

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da lucky

    Belle parole su cui è difficile non essere d’accordo. Io vengo da un’epoca in cui chi poteva allevava galline, conigli e, i più ricchi e fortunati, pecore, capre, maiali, vacche, ecc. La sorte di quegli animali era segnata, dovevano fornire cibo. Così era da noi e così è in tutto il mondo. Moltiplicatevi e dominate la Terra! Forse gli Alieni siamo noi, a furia di moltiplicarci (siamo triplicati in pochi decenni!) – e tutti vogliono mangiare… anche carne – esauriremo tutto e diventeremo cannibali!

  2. Avatar
    Scritto da bobbi

    io, invece, ho capito poco del senso della lettera. Forse solo l’auspicio che per gli animali da “macello” che sono allevati per tale fine, si prevedano regole per la loro non cruenta uccisione. Se uno mangia carne, non deve essere demonizzato o sentirsi un criminale. La signora mangerà verdura o succedanei, ma non è detto che sia obbligatorio per gli altri farlo. Li rispetti.Mi sembra un’esagerazione la drammaticità con cui parla della festa e del fatto che dia origine a “sacrifici” di animali.
    bobbi

  3. Avatar
    Scritto da Giovannangela Saba

    Lettera chiarissima, che ben rende l’atteggiamento ottusamente antropocentrico che caratterizza, purtroppo, non solo le sagre ma la stragrande maggioranza delle attività umane! Nessuna ragione accettabile può giustificare l’idea di superiorità delle specie umana sulle altre e di tutto il vergognoso corollario di prepotenza, violenza, sopraffazione che ne consegue. La vita ha un valore assoluto in quanto tale e non importa che si manifesti in un uomo, un maiale o un insetto: va difesa e rispettata!

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