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A scuola non volano soltanto i cestini

gallarate generico
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10 Novembre 2017

In questi giorni si è parlato e discusso tanto di cestini lanciati dagli alunni che volano in testa ai professori, i quali restano fermi e immobili, quasi rasseganti al loro destino di bersaglio.
Continuando ad evidenziare episodi simili, non si fa altro che esaltare la stupidità e a dare un palcoscenico agli idioti ma, ancora peggio, significa dimenticare e far soccombere tutto il buono, il bello e il giusto che ancora c’è e si respira nelle aule scolastiche . La scuola è ben altro!
Desidero quindi raccontare un’esperienza che spero arrivi ai colleghi, agli studenti, ai genitori e a tutti coloro che hanno a cuore il mondo della scuola e dei giovani.

Sono le 7.50 di mattina.
È  una qualunque mattina di novembre, finalmente piovosa.
Alla radio ho appena ascoltato l’ennesima discussione tra “esperti” in merito allo “sfascio” della scuola e di questi “giovani senza nessun rispetto per i professori”.
L’occasione è offerta dal video dell’episodio di Modena dove uno studente, tra le risa dei compagni, ha lanciato un cestino alla professoressa di matematica che, quasi indifferente, è rimasta impassibile, rinunciando, rassegnata, a difendere la propria dignità e il proprio ruolo di docente.
Preso dallo sconforto, entro in classe un po’ triste e avvilito ma non faccio mancare ugualmente ai miei ragazzi il mio solito sorriso e il mio tanto atteso, quanto ormai imitato, “buongiornoooo”.
Mi avvicino alla cattedra, appoggio il mio trolley e all’improvviso vengo “aggredito”: è una mia allieva!
Tra la sorpresa generale dei compagni, taluni ancora sonnecchianti, la mia allieva, con uno scatto fulmineo, improvvisamente, corre verso di me per… abbracciarmi!
Rimango un po’ sorpreso ma un abbraccio non si rifiuta mai così anch’io la abbraccio.
Passiamo circa 10-15 secondi in quell’abbraccio intenso e profondo.
“Grazie, grazie!”, ripete mentre mi abbraccia.

Intanto una compagna, maldestramente (perché sa che non potrebbe) riesce a riprendere parte della scena.
Quando ci lasciamo, incrocio il suo sguardo e, con un sorriso meraviglioso e gli occhi pieni di gioia, mi dice: “grazie a lei non sono più in castigo! Ho risolto coi miei genitori: abbiamo fatto pace!”
Mi è venuto spontaneo pensare: C’è chi tira i cestini ai prof e chi invece li abbraccia.
La mia allieva non poteva saperlo ma quella mattina, di quell’abbraccio, ne avevo tanto bisogno anch’io. Ed è arrivato! Mi ritengo fortunato perché quando sento bisogno di qualcosa, questo, in modo a volte misterioso o straordinario, arriva puntualmente.
Quell’abbraccio mi è stato regalato da uno di quei giovani che, solo pochi minuti prima, la radio aveva definito “senza rispetto, provocatori e violenti”.

Così ho subito ripensato alle notizie di Modena, di Novi Ligure e alle tante altre che circolano sui giornali e in Tv che danno una immagine dei giovani e della scuola totalmente disastrosa ma anche totalmente fasulla.
Il bene sappiamo che non fa notizia e non vende, così giornali e tv rincorrono e amplificano episodi negativi che pretendono di divenire l’unica realtà della scuola. Proviamo a chiederci quante notizie con la parola “bullismo e violenza” sono associate alla scuola e quante invece con le parole “gioia, bello, meraviglia”: il risultato è tristemente sorprendente.
Quella non è la vera scuola e quelli non sono i veri giovani, pur in mezzo a tante fatiche. Nessuno nega le difficoltà che i docenti quotidianamente affrontano. Nessuno nega gli episodi e gli atteggiamenti di arroganza e prepotenza ma, lo voglio gridare a gran voce: “questa non è la scuola che quotidianamente viviamo, sia in qualità di docenti che di studenti”.
Della scuola ormai pochi se ne curano. La politica locale e nazionale, poi…
La scuola è denigrata, martoriata, declassata, abbandonata a sé stessa ma è proprio dal suo interno che può trovare la forza di reagire e ripartire. Non aspettiamoci che siano altri a farla rinascere. Non sono i progetti PON e la digitalizzazione del sapere, a farle fare il “salto”.

Occorre un ritorno alla persona. Occorre mettere al centro lo studente e il docente, non i laboratori, i tablet e le LIM. Sono tanti i docenti che amano la scuola e che amano i ragazzi: sono tanti che la sostengono e la mantengono viva, nonostante l’irruenza di una crescente e assurda burocrazia che paralizza e tende a spegnere ogni entusiasmo e intraprendenza.
Nonostante tutto questo, i docenti ci sono e ci sono anche i ragazzi con le loro storie, le loro problematiche, le loro passioni e le loro aspirazioni e il loro tremendo bisogno di ricevere, ma anche di dare, affetto. Esattamente quello che ho ricevuto io, rinchiuso in quell’abbraccio di pochi ma intensi e commoventi secondi.
Da quell’episodio non ho più smesso di pensare ad “agire”.
E’ stato come vedere improvvisamente qualcosa che in realtà avevo avuto sempre lì davanti a me. Ecco perché, da quell’episodio, mi è nata un’idea e da questa idea, il desiderio di tante e tante azioni concrete.
Non c’è più tempo per discorsi e dibattiti. Occorre agire!
Tra pochissimi giorni lancerò due iniziative che spero possano non fermarsi al solo mio Istituto ma auspico che si espandano, quanto più possibile, alle altre scuole della città, della Provincia e (concedetemi di sognare) pensando anche alle scuole della nostra Regione e dell’Italia intera. Parlatene tra di voi, coi vostri docenti, coi dirigenti, coi vostri genitori. Tutti devono conoscere e tutti devono esser coinvolti. Sarà così se in tanti ci crederemo e ne diverremo promotori: occorre mostrare a tutti che…
a scuola, oltre al cestino, volano anche gli abbracci.
Non lasciatemi solo a godere di questa gioia.

Luigi Tuo Prof Rutigliani

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