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Sono napoletano, qualcosa in contrario?

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7 Luglio 2009

Subire non è nella mia indole; ma quando il potere che chiede di abbassare la testa è quello politico, mi restano due opzioni: chiudere le orecchie a ogni provocazione limitandomi ad ascoltare il mare che si infrange sugli scogli della mia bella città, oppure andare via da una nazione dove dilagano ignoranza, meschinità e razzismo. Che il colera abbia mietuto vittime negli anni della mia prima infanzia à un dato di fatto; genitori e nonni ricordano con tristezza, con orrore quel periodo. Che il terremoto abbia ucciso, distrutto, sconvolto le nostre vite e i nostri ricordi è un’altra drammatica constatazione, che esula dalla nostra volontà. Che qualcuno, come il parlamentare Matteo Salvini, ne abbia fatto oggetto di scherno mi lascia incredulo e rabbioso. Come uomo che cerca nella propria morale un motivo per non soccombere mi sento offeso e mortificato, umiliato nella mia natura di meridionale; nessuna parola di scuse potrà mai lavare questa macchia che sulla mia pelle  puzza non di olezzo meridionale, ma di cancrena politica. Incapace di riconoscermi in un paese che mi ha oltraggiato e deriso, non posso che restituire al Presidente della Repubblica la mia tessera elettorale, e nascondermi tra i resti del mio glorioso passato in attesa di tempi migliori.

         

Luigi Civita

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