Viva il Premio Chiara

21 Ottobre 2025
Illustre Direttore,
con la presente voglio rivolgere pubblici complimenti agli organizzatori della XXXVII edizione del Premio Chiara, conclusasi il 19 ottobre u.s. nella Sala Napoleonica delle Ville Ponti di Varese, che hanno saputo realizzare una finale di grande livello, degna della lunga e prestigiosa storia del Premio. È stato un vero piacere esserci.
Eccellente e ben complementare la scelta dei finalisti, tra la veracità del vincitore Longo, il rigore accademico di Pedullà e il piglio giornalistico di Colaprico, esilarante e genuino Giorgio Genetelli (che non conoscevo, ma a questo punto leggerò con curiosità), deliziosi gli autori esordienti.
In particolar modo, mi preme sottolineare alcuni aspetti che hanno reso l’evento ancora più significativo, e che meritano di essere evidenziati.
Innanzitutto, impossibile non notare l’assenza dopo oltre trent’anni di impegno diretto della storica anima del Premio, la prof.ssa Bambi Lazzati (che credo tutti speriamo di rivedere presto): una figura che per decenni ha promosso e guidato il Premio con passione e instancabile dedizione, con pochi aiuti (al netto dei motivi) e che merita tutto il pubblico riconoscimento. In tal senso, è da salutare positivamente l’assegnazione, da parte del Comune di Varese, della massima onorificenza civica — la Martinella del Broletto — a Bambi Lazzati: il lungo e commosso applauso da parte della platea, cui si è unita l’emozionata presenza dei familiari della prof.ssa sul palco, ha messo “nero su bianco” la validità assoluta di quanto qui esposto, “sigillando” la carica emotiva che ciò comporta.
Non meno commovente, l’inossidabile avv. Ferruccio Zuccaro, che dall’alto della sua età veneranda continua a impreziosire la finale con la sua presenza, oltretutto pretendendo di sedersi nella file arretrate. Questione di stile, direbbe qualcuno (ci torno).
Mi piace evidenziare, con grande apprezzamento, il lavoro del prof. Salvatore Consolo e del dr. Cesare Chiericati, che con estrema umiltà, garbo e senso della misura hanno introdotto e orchestrato l’evento, garantendo un’atmosfera sobria ma solenne, capace di valorizzare sia i finalisti sia il contesto culturale in cui il Premio si inscrive. Nondimeno, piacevole la conduzione di Claudia Donadoni, impeccabile come sempre, e del dr. Vassere, colto e preparato.
Al contempo, vorrei rimarcare come, rispetto al passato, sia stato riscontrabile un chiaro miglioramento nella qualità e nella forma dell’evento: sono infatti scomparsi, da parte di chi “metteva mano” all’evento, certi discorsi introduttivi contorti e poco coerenti, oltre all’atteggiamento un po’ troppo energico, diciamo, nel dirigere il personale di sala (giovani ragazzi sempre inappuntabili e precisi). Un’evidente progressione verso un linguaggio e una gestualità più rispettosi, anche in termini di cultura del lavoro, che personalmente accolgo con ulteriore piacere.
Mi permetto inoltre una riflessione finale legata a una circostanza “accessoria” in cui mi sono imbattuto: è positivo che, dopo un errore nel comunicato finale, l’organizzazione abbia fatto pubblica ammenda, assolutamente non dovuta… ma richiesta, a margine dell’evento stesso, da qualcuno che, pur invocando lo “stile”, ha preferito affidarsi a comodi commenti pubblici sui social piuttosto che inviare una comunicazione privata ai diretti interessati – i quali hanno comunque credo ben chiarito la natura del problema. Capiamoci, ognuno è libero nelle proprie scelte comunicative, ma personalmente trovo sempre preferibile una forma più riservata e meno esposta (sarà un mio limite) del “lavare i panni sporchi”. Come sopra, e sempre per questione di stile, non credo sia opportuno né garbato fare nomi, i quali (come disse il Manzoni) sono “purissimi accidenti”. Chi deve capire, capirà.
In chiusura, desidero condividere l’auspicio che tutti gli attori coinvolti — istituzioni, sponsor, media e comunità cittadina e non solo — comprendano quanto il Premio Chiara rappresenti un valore prezioso per Varese: un patrimonio culturale da tutelare, promuovere e valorizzare. Che sia percepito non solo come una manifestazione annuale, ma come un segno distintivo di identità e qualità per il nostro territorio. Per dirla breve, state vicini al Premio Chiara, vogliategli bene, difendetelo, tutelatelo, aiutatelo a creare il futuro che merita. Soprattutto il prossimo anno, quando saranno quaranta primavere senza il nostro Pierino.
Viva il Premio Chiara, viva Piero Chiara.
Manlio
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.