Una docente dell’Insubria all’Unesco
Elisabetta Dejana, professore di patologia generale presso la facoltà di medicina dell'Insubria, è stata designata da Amato come rappresentante di palazzo Chigi nell'organizzazione internazionale
La ricercatrice internazionale, e docente all’università dell’Insubria, Elisabetta Dejana è stata designata dal presidente del consiglio Giuliano Amato insieme a Carla Fracci e all’immunologa Barbara Ensoli come rappresentante di palazzo Chigi per l’assemblea generale della commissione nazionale dell’Unesco, l’organizzazione dell’Onu che si occupa di educazione, scienza e cultura.
"E’ successo tutto in maniera inattesa" ha spiegato la docente del’Insubria "Amato era favorevole al fatto di fare entrare delle donne che si erano distinte nel loro campo all’interno della commissione Unesco, e hanno scelto me" "Si tratta comunque di una carica simbolica, solo una soddisfazione per me e per il genere femminile che si può sentire più rappresentato – si schermisce Elisabetta Dejana – Sono tante le brave ricercatrici in Italia, il mio nome forse si nota di più perchè faccio studi sui tumori. Comunque non ho molto idea di che cosa dovrò fare, e soprattutto di quale capacità decisionale abbia questa commissione. Della prima riunione a metà febbraio, poi, ho letto solo sui giornali". Elisabetta Dejana, che è professore associato di patologia generale presso la facoltà di medicina dell’Insubria, è famosa anche per le sue ricerche condotte presso l’istituto Mario Negri. Una sua scoperta del 1999 aveva già fatto il giro del mondo: lanciato dalla rivista scientifica americana più diffusa al mondo, "Cell", il suo nome era venuto alla ribalta anche in Italia perché aveva scoperto attraverso degli studi su topi che era possibile in qualche modo "togliere il cibo" alle cellule tumorali inibendo la vita ai vasi sanguigni che irrorano le cellule malate. La parte più interessante della sua ricerca, che parte da una scoperta del professore americano Judah Folkman era che ciò che studiavano e che hanno scoperto funzionare colpiva i tumori già in essere e già avanzati, quelli insomma su cui fino ad ora c’era poco da fare. Una ricerca che ha bisogno ancora di molto tempo per tradursi in farmaci e in effettiva guarigione, ma molto importante per il futuro della lotta alla malattia. Anche "La Prealpina" se n’era occupata, nell’edizione del 22 agosto 1999: la Dejana, fresca di nomina all’Insubria, aveva rilasciato un’ampia intervista in cui spiegava il senso delle sue scoperte e si preoccupava di specificare che "non c’è ancora una cura contro il cancro in fase avanzata dalle mie ricerche". Ma certamente studi così importanti sulla popolazione mondiale non potevano che avere perlomeno dei riconoscimenti. Che sono arrivati, in questo caso, addirittura da Palazzo Chigi. E che catapulteranno la docente dell’Insubria in un organismo internazionale. |
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