La busa noeuva
All’incrocio dei centometristi, quello viale Milano-Maspero-stazioni, sono comparsi da qualche giorno spartitraffico mobili in cemento, dapprima bruti, poi colorati a mano libera dei colori cittadini, bianco e rosso. Fanno una delicata semicurva all’altezza dell’edicola e allontanano le automobili da una preoccupante buca con vista putrella. La stessa buca che, quasi dieci anni fa, segnalavamo nella “Cronaca” con tanto di fotografia. Una buca periodica, che si apre e chiude a piacimento sopra la testa di chi rischia a imboccare il sottopasso non avendo le gambe e gli ormoni di Marion Jones per tentare il verde. Perché la putrella ogni tanto ha un soprassalto di vanità e si mostra nuda agli occhi dei passanti? Ce lo dica qualche ingegnere prima di una Pompei metropolitana all’ora del secondo cartellino. Viene in mente il compianto Walter Valdi che a tempo di bossanova cercava, povero lui, tra uffici ed esposti, la leggendaria figura “del competent de stoppaa i büs”.
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Politically scorrect
Ciò che più colpisce nel tumulto scatenato dalla dipartita di Luigi Giussani sono i tributi alla memoria da parte di potentati politici ed economici, quasi fosse morto un capo di Stato o il presidente di una multinazionale. E il prete di Desio di fatto lo era, il capo di uno stato sommerso, di una potenza economico-politica tentacolare di assoluto integralismo intellettuale e morale. Qualcosa come 30 mila imprese sparse per il pianeta, case editrici, giornali, centri di promozione culturale (a senso unico), alleanze politiche quantomeno discutibili, un’infinità di uomini, piazzati in posti chiave, spesso dall’elasticità mentale di un celenterato. Una tracotante solidarietà di casta, la caccia al potere aggressiva e spregiudicata fanno dei ciellini l’esempio più eclatante di ciò che dicevano di voler combattere: l’arrivismo, il capitalismo dei consumi più beceri, la lottizzazione delle cariche. Nulla è più pericoloso di un’idea, quando è l’unica che abbiamo.
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Liberarsi di Libero
Il diario minimo di un potenziale utente adsl rischia di assomigliare ai deliri della Fallaci, anche nella tumorale quantità di pagine. Il signor Libero ti manda un bel pacchetto, naturalmente gratis, per approntare la famosa linea che dovrebbe farti risparmiare tempo, denaro e incazzature. Aperto il pacco compare un altro elegante involto con modem, cavi, cavetti, cd con software e una guidina decrittabile soltanto con gli occhiali di Filini. E’ tutto facile, rapido, perfino divertente, cicala la pubblicità, ci fosse qualche problema ecco ben 4 numeri gratuiti da chiamare e uno stuolo di provvide assistenti con voce d’usignolo. C’è qualche problema. Il Mac non gradisce non so quale ID pop usb, in soldoni non si connette un c. Primo numero: centralino automatico, digiti qua digiti là, voce gracchiante che non sa nulla di Mac e ti rimanda al secondo numero. Digiti 1 digiti 3 e vedrà che il suo problema si risolverà. Terzo numero occupato, il quarto non lo tento, sospettando un telefono erotico nelle Andamane. Ormai con la falangetta a pala e la secrezione gastrica e biliare alle stelle cerco come Diogene un esperto di Mac, ma al momento del contatto vocale con un umano vivo, tac, la linea è ripresa come d’incanto dal partito dei premitasto automatici. Non digito più, me ne vado. Se l’utente non gradisce può sempre rispedire il tutto al mittente, natürlich a sue spese. Totale: 10 euro e 40 centesimi.
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Morte digitale
“…pin, zip-code, abi, cab, username, password, id, tag, usb,…” l’ennesima infernale giornata a ricordare numeri e codici. Una volta a letto, nel dormiveglia alitò: “cip”. Sua moglie, pensando volesse dilapidare gli ultimi risparmi a poker, lo soffocò lentamente con il decoder.
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