Le patacche anche sul vestito della festa

Pezzi di propaganda vien da dire parafrasando l’ultimo De Gregori. Un po’ disilluso e amaro dove “ognuno è figlio della sua sconfitta”, ma è anche “complice del suo destino”. In molti, pur stimando il percorso del popolare cantautore romano, non ci stanno a questo pessimismo.
E noi stiamo con loro.
Non basta più solo sapersi indignare. Occorre scegliere e non aver paura di dire che “il re è nudo” quando davvero lo è.
Per questo ci ha colpito l’immediata reazione di alcuni lettori alla nostra notizia usata come apertura martedì pomeriggio. Un lungo articolo dedicato all’inaugurazione della nuova fiera di Milano. Il cantiere più grande d’Europa. Ora non solo in volumetrie, ma anche in polemiche. In perfetta linea con le caratteristiche del nostro paese. Anche quando siamo capaci di mostrare il meglio di noi riusciamo a riempirci di patacche sul vestito nuovo.
Che bisogno c’era di correre così tanto verso un’inaugurazione un po’ fasulla? Tafi e Masotti, da bravi comunicatori hanno ragione nell’indignarsi per la parata messa in piedi da Formigoni e dai suoi amichetti. L’architetto Fuksas è ancora più esplicito: “nel resto dell’Europa cose così non si fanno mai”. Ha ragione! Siamo un po’ ridicoli. Ma l’amaro in bocca però non ha origine solo nelle patacche degli altri. Siamo sicuri che non si poteva far diversamente? A volte sembra quasi che si faccia conto che l’avversario politico usi certi mezzi per poi potergli saltare addosso. Poco conta poi che a farne le spese sia tutta la comunità.
Mi spiace dissentire da Vincenzo Masotti che è un grande giornalista, dalla rara sensibilità e intelligenza. Il cantiere di Rho-Pero è una notizia ogni giorno non solo quando raggiunge delle tappe, e per di più magari quasi finali. Lo è perché vi hanno vissuto milioni di ore migliaia di lavoratori, lo è perché hanno scritto migliaia di articoli testate di tutto il mondo, lo è perché “sconvolge” un intero territorio, lo è perché resta uno straordinario sviluppo del vivere di questo secolo, come afferma il suo architetto.
Quanto ai costi di comunicazione è tutto da vedere perché se guardiamo all’Europa siamo solo noi in Italia che non abbiamo inforum sui grandi cantieri. Poi ci stupiamo per il senso civico degli altri paesi. Qui siamo ancora una volta capaci solo delle patacche e questo fa venir rabbia. Si spendono soldi in spettacoli e concerti e non in “cultura” del territorio, dello sviluppo più o meno sostenibile, del fare impresa. Questo è il peccato originale del nostro esser italiani. E lo è anche nelle reazioni al potere. Staremo attenti alla contromanifestazione del primo aprile, ma ci risiamo. A che vale? A che serve, se non a fare un po’ di pubblicità a un altro candidato? Possibile che non si trovi un modo più originale e fantasioso per esprimere il proprio pensiero o dissenso, anche se collettivo?
Possibile mai che invece di “contro” non si possa fare “invece”.
Il nostro lavoro, quello di Varesenews, è raccontare la realtà. Lo facciamo usando lenti nostre, mai truccate e per questo che ognuno dovrebbe vedere le cose in modo un po’ diverso. A volte ci riusciamo a volte no. Quello che è certo è che ci sforziamo sempre. E anche quando guardiamo con simpatia, ma anche con un po’ di sospetto a chi ci critica, cerchiamo di mantenere una linea nostra. I lettori sono una parte viva del giornale e sono in parte protagonisti della nostra storia. Pertanto sarà sempre un piacer ospitare le vostre critiche anche quando ci sembra che non facciamo fare grandi passi avanti a una realtà che avrebbe bisogno di maggiore fantasia e di ben altri sforzi di innovazione. Ma tanto è.

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Pubblicato il 30 Marzo 2005
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