“Re del Portogallo” a processo, la corte respinge le eccezioni della difesa

Respinte le eccezioni che citavano una presunta immunità da capo di Stato di "dom" Rosario Poidimani e cercavano di trasferire il processo a Vicenza

Noblesse oblige: sua altezza il principe di Braganza, aspirante alla Corona portoghese, doveva necessariamente cercare di esibire prova della sua immunità quale capo di Stato alla corte. Non la sua, ma quella presieduta dal giudice Novik. Rosario Poidimani, a processo con le accuse di truffa e associazione a delinquere davanti al tribunale di Busto Arsizio, non ha convinto i magistrati che nella prima udienza del processo (quella precedente era stata rinviata) hanno respinto l’eccezione di giurisdizione sollevata dai suoi legali, come pure quella succesivamente avanzata per far trasferire il procedimento a Vicenza in quanto "sede della Real Casa in esilio". Il Poidimani è a processo con i coimputati Ugo Gervasi e Fabrizio Cavallaro, accusati a vario titolo di truffa, associazione a delinquere e falso per le attività del "principato di Braganza" messo in piedi dall’aspirante re di Portogallo sulla base del titolo lasciatogli da una presunta erede illegittima del penultimo re lusitano. Alle spalle una complessa vicenda storica che abbiamo già narrato, e un’operazione della Guardia di Finanza che aveva stroncato un giro di passaporti, documenti diplomatici di dubbia validità e truffe denunciate da alcune vittime.

Oggi in aula la difesa del Poidimani, guidata dall’avvocato Mario Allegra, ha cercato dapprima di far valere la qualità di Capo di Stato, e pertanto l’immunità diplomatica, per l’imputato. «Il regno di Portogallo non esiste, quindi non spetta alcuna immunità» ha sentenziato la corte. Quando si è cercato di far trasferire il processo a Vicenza, in quanto lì si sarebbero consumati i primi elementi di… reato, con la costituzione della "corte", il pm Polizzi ha rilevato che in sè la costituzione della Real Casa in esilio non è reato – lo saranno semmai, se la corte ne sarà persuasa attraverso il dibattimento, le eventuali truffe e falsificazioni e l’asserita associazione a delinquere. Quanto ai vari fascicoli dell’inchiesta dispersi per tutto il Norditalia, da Vicenza a Novara e da Busto a Genova, sono stati portati tutti a conoscenza della Procura bustese.

Poidimani, presente in aula e mostratosi sempre fiducioso e convinto, annuncia che insisterà nonostante il respingimento delle eccezioni della difesa. «Impugneremo questa decisione, anche l’Onu o l’Ordine dei Cavalieri di Malta non hanno estensione territoriale, eppure sono internazionalmente riconosciuti». Così l’avvocato Allegra: «La corte non disconosce nè riconosce lo status del principe, considerandolo ininfluente ai fini processuali. Su questo ritorneremo: la condizione di caso della Real Casa portoghese ha rilevanza ai fini dell’accertamento dei reati contestati. E il principato di Braganza è riconosciuto da due entità statuali come Abkhazia e Ossezia». Si tratta di due repubbliche autonome su base etnica, da tempo ribelli alla Georgia di cui erano parte e di fatto indipendenti ma sotto tutela russa, ma soprattutto riconosciute da pochissimi stati.

Il processo non riprenderà prima del 30 ottobre prossimo  per la necessità di surrogare un giudice della corte in attesa di prossimo trasferimento.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Aprile 2008
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