“Dateci una missione e troveremo il modo di compierla”

Passaggio di consegne al comando del Corpo d'Armata di reazione rapida NATO di base alla caserma Mara: al generale Giuseppe Emilio Gay subentra Gianmarco Chiarini, carrista e veterano dell'Iraq

Cambio al vertice presso il comando del Corpo d’Armata di Reazione Rapida NATO con sede presso la caserma Mara di Solbiate Olona. Al generale Giuseppe Emilio Gay, entrato in carica da solo un anno ma già destinato al Kosovo dove assumerà un incarico di prestigio e responsabilità come il comando della KFOR, sovente appannaggio di ufficiali italiani, succede Gian Marco Chiarini, ufficiale di sicura esperienza internazionale, già impegnato fra l’altro in Iraq. Come Gay, il 56enne Chiarini (qui un breve curriculum) è carrista: e proprio l’inno dei carristi suonato dalla fanfara dei bersaglieri ha risuonato, accanto agli inni delle ben quindici nazioni NATO presenti presso il comando. Fra le numerose autorità presenti c’erano il neo-Prefetto Simonetta Vaccari, l’europarlamentare bustocco Francesco Speroni, il senatore del PD Mauro Del Vecchio (già comandante del Corpo di reazione rapida). A sovrintendere al passaggio di cariche era il generale di corpo d’armata Armando Novelli, attualmente a capo delle forze operative terrestri dell’esercito italiano.

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I miei sentimenti nel lasciare questo comando sono contrastanti, c’è gioia ma anche dolore” ha detto Gay di fronte agli uomini schierati. Come ribadirà testualmente ai giornalisti, il generale a Solbiate Olona si è sentito a casa – come molti, anche stranieri, che si sono ben inseriti sul posto – e la soddisfazione per l’alto incarico attribuitogli non sminuisce il dispiacere di lasciare la Valle Olona. “E’ un piacere tornare qui dove fino a cinque fa fui capo di stato maggiore” ha dichiarato invece il subentrante Chiarini. “Molto del personale è cambiato in questi anni, ma credo che l’entusiasmo qui sia lo stesso di allora”.. Lotta antiterrorismo, adattamento a scenari internazionali mutevoli, integrazione delle forze dei nuovi Paesi membri, infine, le sfide attuali della NATO descritte nella breve allocuzione agli uomini schierati del generale Novelli.

Il momento non è dei più sereni: non tanto per il comando, che prosegue nelle sue consuete attività addestrative e di coordinamento, quanto per la situazione internazionale poco tranquilla, fra il conflitto riaccesosi nel Caucaso, un Kosovo sempre ribollente sotto la superficie, per tacere dell’Afghanistan, teatro di una guerriglia incessante. I temi affrontati nel breve incontro con la stampa dai tre generali (Gay, Novelli, Chiarini) non sono ovviamente stati solo di carattere globale, ma anche locale: come l’integrazione fra la struttura e il territorio o il destino del Villaggio Monterosa che dovrà ospitare un gran numero di militari e loro famiglie. La struttura appena un anno fa sembrava destinata ad arenarsi ma, a quanto riferisce Novelli, sembrerebbe in procinto di ricevere nuova linfa in forma di finanziamenti e lo stato maggiore dell’esercito è ottimista. Chi vivrà vedrà, in ogni caso "andremo avanti" promette Novelli.

Numerose le domande dei giornalisti agli ufficiali: ad alcune, come le possibili conseguenze del confronto in atto nel Caucaso, i militari prudentemente si astengono dal rispondere, date le implicazioni essenzialmente politiche, molto prima che militari. Sull’Afghanistan, che vede ancora una consistente presenza italiana, Novelli ammette che il Paese “non è sicuramente pacificato, poi gli ultimi episodi hanno suscitato nuova attenzione. Comunque siamo nella norma di una situazione difficile e pericolosa. Occorre molto equilibrio, abbiamo mostrato di possederlo gestendo interventi di ricostruzione materiale e istituzionale e affidandone lo sviluppo agli afghani, quali legittimi padroni del proprio futuro”. Si è parlato anche dell’impiego dei militari nelle ben più tranquille strade delle nostre grandi città ("operazione strade sicure"), fortemente voluto dal governo Berlusconi per sopire i timori dell’opinione pubblica. Operazione dal bilancio positivo per Novelli, ben accolta sia dai cittadini che dai militari coinvolti.

Il partente Gay, già con la mente al Kosovo, lo descrive come “un territorio in attesa di”: in attesa di serenità (e sarebbe ora), in attesa di ulteriori riconoscimenti dell’independenza, passo politicamente pesante voluto dagli Stati Uniti e molto criticato (solo un quinto degli stati ONU l’ha riconosciuta), in attesa di un futuro sviluppo economico. Al subentrante Chiarini chiediamo invece cosa pensi dell’allargamento della NATO avvenuto negli ultimi anni, con l’ingresso di Paesi ex… “nemici”, ossia un tempo parte del Patto di Varsavia guidato dai sovietici. Risponde asciutto: “I miei primi contatti furono nel ’96 in Bosnia con un ufficiale ungherese che ci tenne un briefing sul modo di sminare le mine di loro fabbricazione, e fu a suo modo una scoperta, un impatto con un mondo differente. Certo i tempi sono cambiati, e molto. Ma dico questo: siamo tutti militari, dateci una missione e troveremo il modo di compierla”.

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Pubblicato il 26 Agosto 2008
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