La scuola pubblica non si salva con le comparsate

Si è riunito alla scuola Silvio Pellico il Coordinamento provinciale per la scuola pubblica. Dodici relatori, perlopiù inutili, e un pubblico arrabbiato che aspetta ancora una risposta

Vecchio e miope. Questa è stata l’immagine che ha dato di sé il Coordinamento per la scuola pubblica nella serata “Difendiamo la scuola della costituzione” che si è svolta nell’Aula Magna della scuola Silvio Pellico di via Appiani. Convocare un coordinamento con 12 relatori è una scelta da bocciare, che non merita nemmeno una serata di riparazione. Tranne quattro analisi stimolanti e centrate, il resto degli interventi è stato ridondante. Parole inutili, aggravate dalla presenza di un rappresentante degli studenti (universitari) imbarazzante per incapacità di articolare un minimo discorso compiuto su un problema che dovrebbe conoscere a memoria. A lui risparmio la citazione finale, perché l’esempio di chi lo ha preceduto e seguito puo’averlo fuorviato.
La platea, composta da genitori e insegnanti, aveva una sola domanda , che alla fine è letteralmente esplosa in faccia ai dodici relatori: «Che cosa dobbiamo fare concretamente di fronte ai cambiamenti introdotti dal ministro Gelmini»? La risposta è arrivata, purtroppo dopo le ventitrè, da un insegnante della scuola Morandi, presente tra il pubblico: «Andate dai dirigenti scolastici e rompetegli le palle». «Organizzatevi, fate rete, fate pressione sull’offerta dei piani formativi» ha aggiunto Mario Piemontese di ReteScuole Milano. 
Per un problema così importante, come lo smantellamento della scuola pubblica, alla «Silvio Pellico» ci doveva essere la folla, la coda per entrare. Invece, nessun ragazzo. Sparuti universitari. E i bidelli, se c’erano, non si sono fatti riconoscere. In via Appiani c’erano i soliti noti, un gruppo di genitori volenterosi, qualche insegnante. Non più di settanta persone. Un fallimento della politica, in questo caso dell’opposizione, che non è in grado di formulare un’idea di scuola precisa e alternativa a quella disegnata dal binomio Tremonti-Gelmini. Tutti d’accordo nell’affermare e difendere il concetto di scuola pubblica. Ma quale scuola?
«Nella mia scuola di sinistra – ha detto Marina Bertin, insegnante dell’Istituto periti aziendali e piuttosto incattivita dalla serata – si sciopera in due. Nel frattempo la mia scuola chiuderà».
Per onore della cronaca, hanno partecipato al dibattito in ordine di intervento: Fabio Sammarini, Mario Piemontese, Rita Bartolini, Giuseppe Musolino, Riccardo Lucchina, Laura Prati, Mario Agostinelli, Giampaolo Livetti, Stefano Tosi, Angelo Zappoli.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Febbraio 2009
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