Zoia: “Gestisco gli ospedali come fossero miei figli”

Dagli studi di Varesenews, il direttore dell'Azienda ospedaliera di Busto ha ripercorso i suoi 8 anni di direzione, tra problemi e successi

Da otto anni alla guida dell’Azienda ospedaliera di Busto, Tradate e Saronno, il direttore generale Pietro Zoia ha risposto in diretta alle domande della giornalista Alessandra Toni che ha anche raccolto anche le curiosità dei lettori arrivate in redazione. 

Perchè in un settore come questo ,quando si tratta di scegliere un direttore generale, la politica intervieni in maniera così pesante?
Credo che sia doveroso. È giusto che sia la Regione a tracciare le linee di indirizzo. Non dimentichiamo che la sanità è al servizio del cittadino. Noi siamo al servizio della persona malata. I tecnici devono realizzare le indicazioni che dà la politica. Alla fine il cittadino darà un giudizio sui risultati. La scelta di mettere la persona al centro è una forte indicazione politica che abbiamo tradotto giornalmente, stando vicino al malato e ai suoi parenti.

 
Non tutti i 500 candidati hanno titoli specifici. Lei invece è medico. E’ necessario avere una laurea in medicina per svolgere al meglio il compito di direttore generale?
 C’è una differenza fondamentale tra essere medico ed essere laureato in medicina.e questa è già la prima distinzione. La laurea è requisito indispensabile ma non quella in medicina. Nel mio caso mi ha aiutato molto: l’esperienza mi ha consentito di capire meglio quali sono le priorità.
 
Il suo ultimo mandato è durato solo tre anni. Le associazioni di volontariato si sono lamentate del fatto che fosse un incarico breve per avviare un discorso proficuo di collaborazione
Non so quale sia il tempo giusto per un mandato. Certo è un lavoro complesso il nostro e ha bisogno di
tempo. La continuità è indubbiamente un valore.
 
A Busto lavora da 8 anni. In questi anni dove è andata questa azienda ospedaliera?
Gestisco un’azienda fatta da tre ospedali che considero tre figli, ognuno con una propria caratteristica. Ho ricevuto sostegno dalla mia Regione e gli ospedali sono cresciuti, in struttura e tecnologia. Abbiamo realizzato parecchie opere.
 
Quali obiettivi si è dato in questa opera di ammodernamento?
Ci sono diversi filoni. Abbiamo potenziato la tecnlogia, il comfort alberghiero, migliorato la chirurgia di Saronno. Tempo fa un gruppo di persone mi ha chiesto di poter costruire una chiesa su un terreno accanto all’ospedale di Tradate. E così è stato fatto. Tecnologia, strutture e socializzazione, questi sono i tre settori che abbiamo cercato di migliorare. Per far questo abbiamo coinvolto le persone che lavorano nelle diverse realtà, per sviluppare un obiettiovo comune che è, ricordiamoci, lavoarre al servizio delle persone
 
Un lettore ci chiede quale sarà il futuro delle donazioni di sangue a Saronno
Tutti i giorni della settimana effettuiamo prelievi e donazioni. Sono oltre 4200 donazioni all’anno. È una
struttura funzionante e così sarà sempre.
 
Un altro lettore ci chiede se non sia possibile installare nei reparti in cui si staziona più a lungo un collegamento wi fi?
Abbiamo chiesto di verificare la fattibilità ai nostri tecnici: il primo reparto in cui pensiamo di attuare il
servizio è l’hospice. Credo si possa fare. Stiamo pensando anche al pronto soccorso, ma è forse meno utile e meno urgente

Lei è stato direttore sanitario anche a Varese e a Gallarte. Com’è la sanità nella nostra provincia?
È facile dire che in provincia di Varese e in Lombardia in generale la sanità è eccellente. A Varese, per esempio, ho una piccola soddisfazione perchè il “progettino” del nuovo ospedale nel ’99 porta anche la mia firma. È  un sistema con strutture pubbliche e private a ccreditate. Occorre continuare a lavorare in rete. A luglio a Busto abbiamo inaugurato la Pet Tac : lavoriamo perchè sia al servizio di una vasta popolazione, perchè che non sia solo per l’ospedale di Busto Arsizio
 
L’offerta sanitaria della provincia non è uniforme. Il nord è forse più sguarnito rispetto al sud della provincia
È vero al sud esistono ospedali pubblici e cliniche private ma, ribadisco, la cosa importante è fare rete e collaborare. Il mio slogan è “insieme si può”. La rete è già cresciuta tra i tre plessi. Occorre trasferire informazioni e in questo caso la tecnologia ci aiuta. Io credo che si debba avere una sanità eccelellente nell’offerta sanitaria di base, quella che serve la cronicità, e poi ognuno struttura debba avere la sua specificità.
 
E come funziona la collaborazione con il territorio e le istituzioni?
Il sindaco rappresenta il punto di coagulo. Il rapporto va ricercato, costruito e implementato. Ricordo che il sindaco di Cogliate, al nostro primo incontro, mi disse: “Zoia non sei simpatico”. Adesso siamo diventati amici e ancora ci sentiamo. Fondamentale è l’incontro con il volontoriato, con chi lavora con i bambini come l’associazione CTBO di Emanuela Crivellaro, gli amici del diabete a Tradate, dimentico senz’altro molte associazioni, ma il rapporto con loro ci ha accresciuto molto”.
 
Ascia di guerra sotterrata a Saronno e Tradate…
C’è stata una dialettica vivace, mai una guerra vera. Da molto tempo a questa parte i rapporti sono buoni. Siamo passati dalle parole alla realizzazione dei fatti”

Lei è stato un innovatore: a Tradate, per esempio, ha importato la week surgery ( interventi di chirurgia "leggera" che richiede un tempo di ricovero limitato). Queste innovazioni hanno contribuito a far lavorare meglio il pronto soccorso, di solito la porta d’ingresso di un ospedale
Al pronto soccorso lavorano con passione. Molta attenzione e molta porfessionalità, sin dal triage. C’è grande collaborazione con l’intero organico. In reparto c’è personale infermieristico specializzato ma i medici intervengono dai reparti così ognuno prende in carico il paziente immediatamente. Il nostro PS ha giornate di intenso lavoro. In un anno gestiamo circa 180 mila persone nei tre pronti soccorsi e presto arriverà anche la nomina del primario.

Il futuro della sanità lombarda sono i "letti di sollievo", assistenza intermedia tra l’acuto degli ospedali e la guarigione del ritorno in famiglia
Stiamo dialogando con strutture bustesi e saronnesi per avere letti in più. Abbiamo potenziato Medicina 2 per far fronte ai bisogni sociali. Cerchiamo punti di appoggio: noi cureremo l’acuto ma vogliamo stare al fianco di chi affronta la gestione quotidiana degli anziani.
 
Un’ultima nota riguarda il personale. Siete in controtendenza anche per quanto riguarda la regolarizzazione delle figure che lavorano in ospedale
Il 95 delle persone sono a tempo indeterminato nell’azienda di Busto Arsizio. Questo garantisce tranquillità a chi lavora
 
Chi promuove e chi boccia?
Nessuna bocciatura ma un particolare grazie va a due persone che reggono uno dei reparti che deve essere il faro per l’ospedale: Walter e Rita responsabili dell’hospice.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Novembre 2010
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