Bancarotta Agostini, tutto iniziò da un negozio di alimentari

Siamo andati a fare un giro nella città della famiglia Agostini, protagonista del crac da 42 milioni di euro scoperto dalla Guardia di Finanza. In via Pastrengo tra negozi, ristoranti e bar con un unico padrone di casa: Francesco Agostini

La storia degli Agostini, arrestati nella notte tra giovedì e venerdì per bancarotta fraudolenta, comincia negli anni ’80 in via Pastrengo, a due passi dal cimitero e dalla chiesa di San Rocco. Qui abitano gli Agostini che hanno un piccolo negozio di alimentari gestito dalla madre di Francesco. L’era dei supermercati è agli albori e nessuno immagina che da lì in poi ne nasceranno a migliaia, ovunque. Il figlio Francesco non si accontenta e sposta la sua sede in un piccolo capannone a due passi da casa e il piccolo alimentari diventa un minimarket. Da questo piccolo minimarket si è innalzato il piccolo regno degli Agostini fatto di piccoli supermercati ma anche di immobili come la cascina di fianco al primo supermercato che diventò, dieci anni fa, un ristorante: «L’ho preso in gestione due anni fa – racconta il gestore – le mura sono degli Agostini, pago regolarmente l’affitto e lo porto avanti». Il ristoratore racconta delle frequenti cene di Francesco Agostini: «Veniva qua il giovedì sera con una decina di suoi dipendenti – racconta – mangiava e poi si lamentava perchè non aveva soldi e mi chiedeva sempre lo sconto. Diceva che non ne aveva ma intanto comprava e comprava case, capannoni, uffici, merce per i suoi supermercati. Adesso ho capito come ha fatto».

Il gestore del ristorantino indica le proprietà della famiglia Agostini in tutta la via: «Il complesso di case e negozi che c’è qui di fronte è suo – racconta indicando e poi ancora – se va un po’ più avanti ce n’è uno simile con altri negozi, un altro ristorante, sala giochi. Anche quello è suo e ha anche contribuito al restauro della chiesa di San Rocco». Il ristoratore sottolinea la religiosità di Francesco Agostini: «E’ un tipo religioso – ricorda – mi parlava spesso di Gesù e della Madonna. Peccato che razzolava male».

Oggi al posto del supermercato Amico Super (così si chiamava la catena di supermercati di famiglia, ndr) c’è un’altra catena denominata Yes Market, i dipendenti non parlano volentieri: «Non vogliamo dire nulla – risponde uno di loro e anche quando chiediamo di parlare con il direttore la risposta è negativa – non rilasciamo alcuna dichiarazione, siamo spiacenti». Anche alla gelateria nei pressi della rotonda del cimitero il no comment prevale anche se la proprietaria dell’attività, a denti stretti, ammette di pagare l’affitto alla moglie di Agostini.

In paese proviamo a parlare con il proprietario del Central Market, il primo supermercato di Somma Lombardo: «Siamo stati i primi qui ad aprire un supermercato – racconta – siamo ancora aperti dopo 30 anni, la conduzione è familiare». Conoscono la fulminante carriera degli Agostini ma il commento unanime è sempre lo stesso: «Sono cresciuti troppo rapidamente – e conclude – noi siamo qui da 30 anni, siamo sempre noi». Il Central Market ricorda in tutto e per tutto un’epoca che non c’è più, quella dei primissimi super, quando al massimo ce n’era uno per città. Altri tempi che, però, resistono di fronte all’incalzare delle decine di catene che aprono e in breve tempo o cambiano marchio o chiudono.

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Pubblicato il 13 Dicembre 2010
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