Una caduta nel vuoto e un dialogo fra sordi

Il drammatico tentativo di suicidio di un inquilino Aler minacciato dallo sfratto riapre la ferita dell'emergenza casa, dividendo politica, amministrazione comunale e l'azienda responsabile delle case popolari

Un salto nel vuoto, una scena paurosa che chi ha visto faticherà a dimenticare. Ha scelto così, consciamente, di cercare di porre fine ai suoi giorni il 54enne F.T., residente proprio nel palazzo in cui ha sede Aler Busto, in via Einaudi, in centro città. L’uomo è sopravvissuto al volo, compiuto giovedì poco dopo le 13, sotto gli occhi atterriti di soccorritori e vicini, alcuni dei quali si erano a malapena resi conto di quanto andava maturando. Ora è in rianimazione, in prognosi riservata, con traumi rilevanti. Vano anche il tentativo dei carabinieri presenti sul posto di impedire il peggio, pur avendo cercato in ogni modo di convincerlo a non buttarsi. Un fatto che ha riscatenato l’attenzione, mai del tutto venuta meno, sulla questione casa. Quella della casa è esplosa ormai da circa tre anni come una delle emergenze silenziose della nostra società ferita dalla crisi, non solo di denari, ma anche di valori, quali responsabilità e solidarietà.

L’uomo schiantatosi dopo un volo di dieci metri era in preda alla disperazione, con uno sfratto imminente. A mente fredda, almeno quanto può esserla dopo aver appreso dell’accaduto, e conoscendone degli antefatti, giungono invece i commenti delle forze politiche, del Comune e della stessa Aler.
Il PD e la Federazione della Sinistra, senza temere giudizi per aver alzato la voce sull’accaduto, hanno preso di mira l’azienda regionale di gestione delle case popolari. Erica D’Adda, il segretario dei democratici, stava seguendo da tempo le questioni relative agli inquilini Aler, insieme al sindacalista Ezio Mostoni: conosceva il caso specifico ed è rimasta sgomenta di fronte al dramma, chiedendo che l’assessore ai servizi sociali riferisca e che si faccia intorno al problema casa un tavolo politico, non puramente tecnico. Ha posto una domanda forse detta dallo scoramento del momento: "Dov’è quella Busto che sa essere comunità, dov’è quello spirito che non si ferma alle luci artificiali ma sa guardare nel profondo della propria anima?" Con Cerardi (FdS) il commento si è fatto ancora più schiettamente politico. Nel merito, con la condanna dell’atteggiamento di Aler; più in generale dichiarando che in tribunale a Busto giungerebbero qualcosa come una trentina di richieste di sfratto al mese, e attaccando il governo per la scarsa attenzione riservata alla questione affitti e edilizia popolare.

Le istituzioni coinvolte, Comune e Aler, dopo il fattaccio si lasciano con l’amaro in bocca. Da Palazzo Gilardoni viene quella che si puo interpretare come una presa di distanza dall’azienda. Il caso del signor F.T. è seguito dai servizi sociali da qualche tempo, si sapeva di uno sfratto e si era chiesto di rinviarlo, tanto più che lui era disponibile a rientrare gradualmente dalla situazione debitoria in cui si trovava. Stando al Comune, si è fatto ogni tentativo fino a stamane, con tenacia: Aler non si è smossa. "Noi la nostra parte la stavamo facendo" non è una traduzione errata.
Aler, per parte sua, è sul banco degli accusati. Del suo "rammarico", siamo certi, poco potrà giovarsi l’inquilino pronto a uccidersi; e poco importerà a chi, dalle minoranze all’amministrazione, aveva cercato una soluzione meno drastica. Quanto alla richiesta di un modus operandi "efficace e attuabile" per "prevenire le situazioni umanamente difficili", sembra rimandare all’azione di altri soggetti, in una sorta di dialogo fra sordi. Come muta è stata la terribile caduta di F.T. nel cortile del palazzo. Un tentato suicidio, una protesta al limite della vita, spesso resta privato, anche per la generale ritrosia a parlare di gesti estremi, ma stavolta ha avuto drammatica evidenza.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Dicembre 2010
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