Lo stupore della bellezza
Tino Sartori presenta Kèramos, un libro che va oltre le sue opere. Una "sospensione silenziosa di segni e simboli"
“L’arte deve credere nella bellezza, perché essa è capace di trascendere il mondo senza separarci da esso, ricollocandolo nella sua autentica dimensione”.
In queste frasi di Tino Sartori c’è tutta la sua filosofia artistica. Dopo trent’anni di lavoro il ceramista di Samarate ha sentito il bisogno di cimentarsi in un progetto diverso dalle sue ceramiche.
Il libro Kèramos è qualcosa di più di un “catalogo” delle sue opere. È una somma di un percorso artistico e filosofico e lo si capisce già dalla scelta del sottotitolo del volume. “Sospensione silenziosa di segni e simboli” ha significati profondi. Indaga sulla materia entrando nell’anima delle cose.
“Le mani che modellano l’argilla – scrive Sartori nella seconda di copertina del suo volume – affidano alla terra un forte valore simbolico. L’elemento rimanda al senso, al primordiale, all’essenzialità, a un’appartenenza fisica e culturale. Creare delle forme coincide con il far scaturire, con il liberare significati che la terra contiene”.
Una visione che ricorda quello stesso paesaggio, tanto amato dal primo Sartori, e a cui l’artista spesso ritorna, dove si svolge parte della storia del Piccolo Principe. Un deserto dove si svela quanto “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Tino racconta con coraggio la propria storia anche personale, entrando per la prima volta in stanze delicate della memoria.
“A San Macario e dintorni – scrive parlando delle origini della sua ricerca – non esiste tradizione ceramica, i miei maestri li ho cercati in luoghi lontani più che trovati sotto casa. Il mio percorso, teso a rappresentare l’essenzialità ed il primordiale, l’ho condotto in modo tutto originale, cercando una creatività antica fatta di gesti semplici e forte aderenza alla più pura interiorità che mi si svelava.

Nel mio percorso, ho utilizzato varie terre provenienti da località lontane tra loro, ho percorso l’Italia intera, fino a che ho incontrato un’argilla a Nove, comune vicino a Bassano del Grappa, che ben si adatta alle mie mani e alle mie tecniche, con la quale l’opera cresce bene e non lascia segni di intolleranza, che solitamente si manifestano con crepe, rotture, frantumazione nella cottura…
Questa terra ha funzionato in tutto. All’inizio me la facevo spedire via corriere, ma un giorno decisi di andare ad acquistarla direttamente a Nove per poter capire, vedere e sentire con i diversi sensi da dove provenisse quell’argilla, a quale paesaggio appartenesse e a quale cultura .
Visitando i laboratori di ceramica presenti a Nove, scoprii con grande stupore che il paese di Nove è pieno di Sartori. Si chiudeva il mio primo cerchio”.
L’origine è un elemento forte nella sua ricerca artistica e lo si coglie bene in un passaggio del libro.
"Quando mi appresto ad iniziare un’opera ho solo bisogno di silenzio ed ordine. È necessario avere nella mente un paesaggio disteso ed innevato e davanti la bellezza del foglio bianco.
Solo così inizia il primo gesto creativo gravato dalla responsabilità di non sporcare l’immacolato bianco; si deve allora lasciare un segno che sia irreale, inafferrabile con una forte carica evocativa capace di portarti oltre”.
L’età con la maturità non ha fatto perdere la spontaneità, il candore tipico del giovane artista, così come racconta anche l’amico Sergio Michilini. Si avverte così forte la presenza del fanciullo in tutto il suo lavoro. Tanto da fargli affermare che “c’è qualcosa di irriducibile in noi: lo stupore. Lo avvertiamo solitamente di fronte a una bellezza perfetta, inaspettata, perché irrompe nel macchiato quotidiano, ma non per questo irreale. Anzi, la sua perfetta aderenza alla realtà ce ne ampia la comprensione, svelandoci qualcosa di nuovo.
Possono essere i pochi minuti di un’incantevole aurora dai colori rosa e azzurro a renderci preziosa un’intera giornata avvertita allora come dono e opportunità, l’armoniosa ed elegante danza di una ballerina a ridarci la pregnante grazia di ogni gesto, le poche parole di un verso poetico ad aprirci al senso nascosto di un’emozione finora vissuta in superficie…
Lo stupore toglie il velo alle cose, cioè svela e ci permette di penetrare l’opacità del mondo”.
È ancora una volta lo sguardo sul mondo del Piccolo Principe con tutti i segni e i simboli che una simile storia è in grado di trasmettere ancora oggi a gente di ogni età.
Tino Sartori presenterà il suo libro venerdì 16 dicembre alle 20.30 al Melo di Gallarate. Un’occasione per incontrare amici e altri in una serata dai tanti sapori.
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