I Futures di Busto parlano italiano: vince Vagnozzi
È Simone Vagnozzi a iscrivere il proprio nome nell'albo d'oro del Trofeo F.B.A. Subaru Autorex, sulla terra battuta del Tennis Club Busto Arsizio ha sconfitto in finale il ceco Dusan Lojda
È Simone Vagnozzi il secondo giocatore a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro del Trofeo F.B.A. Subaru Autorex, torneo internazionale da 15mila dollari di montepremi terminato oggi sulla terra battuta del Tennis Club Busto Arsizio. Il trentenne di Ascoli Piceno, ma milanese d’adozione, ha sconfitto in finale il ceco Dusan Lojda per 4-6 6-3 6-0, confermando di essere in un ottimo periodo di forma e succedendo al rumeno Luncanu, vincitore l’anno passato su Pashanski.
In finale Vagnozzi ha mostrato un tennis solido, col quale è riuscito a controbattere alla potenza del mancino Lojda, testa di serie numero 1 del torneo. Nella prima partita, decisivo il nono gioco: ottenuto il break a zero, il ceco è andato a servire per il parziale incamerandolo al secondo set point utile. Nella seconda frazione, è stata un’altalena di emozioni: break di Vagnozzi al quarto gioco, controbreak immediato del ceco e nuovo break dell’ascolano al sesto game. Le palle corte fanno male a Lojda che soffre i continui cambi di ritmo dell’avversario. Nel terzo set invece non c’è partita: il giocatore di Ivancice, commette tre doppi falli consecutivi nel primo gioco ed esce subito dalla partita. La pratica si chiude con il parziale di sei giochi a zero. «Finalmente sono riuscito a portare a casa il mio primo titolo Futures del 2013 – ha commentato a caldo Vagnozzi -, conoscevo il gioco di Lojda e sapevo come ribattere colpo su colpo, poi nel terzo set ha commesso qualche errore di troppo in apertura e io sono stato bravo ad approfittarne sbagliando veramente poco fino al termine della partita».
Per Vagnozzi si tratta del settimo titolo in carriera (sei Futures e un challenger). Ottimo bilancio anche per Giuseppe Marcora, direttore del torneo e presidente del club. «Sono soddisfatto del torneo appena concluso. Siamo stati anche abbastanza fortunati col tempo, che ci ha ‘rovinato’ soltanto una giornata di gare con alcune interruzioni per pioggia. Tutte le partite – continua – sono state combattute, avvincenti, giocate con grinta ma con correttezza tra i giocatori e verso il pubblico. Inoltre il fatto di avere un italiano in finale è stato sicuramente un motivo di soddisfazione in più, nonostante l’idolo di casa non sia riuscito ad andare oltre gli ottavi di finale (Roberto Marcora, figlio di Giuseppe, ha perso contro Machado, ndr)». E il futuro? «La volontà ovviamente è quella di proseguire e i riscontri positivi ci spingono addirittura a crescere, ma in una realtà economica come quella odierna l’obiettivo primario è quello di mantenere la qualità di un torneo che in questi due anni ci ha regalato tante soddisfazioni».
Tutto italiano anche il successo nel torneo di doppio. Le prime teste di serie del tabellone a sedici coppie, Riccardo Ghedin e Claudio Grassi, hanno confermato il pronostico di inizio torneo superando in finale i "numeri 2", Francesco Picco e l’argentino Andreas Molteni. Netta l’affermazione di Ghedin e Grassi ("giustizieri" del bustocco Marcora in semifinale) che hanno concesso ai rivali solo tre games, 6-0, 6-3.
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