Forconi, in 3 mila a piazza del Popolo a Roma per protestare contro il governo

Danilo Calvani: «Le proteste continunano a oltranza, ma dopo le vacanze natalizie». Nessuno scontro, e stop dalle questura al corteo che chiedevano gli esponenti

È una piazza del Popolo rabbiosa, urlante, fischiante e delusa, quella accorsa al richiamo di Danilo Calvani, il contadino di Pontinia, portavoce del cosiddetto Movimento dei Forconi e del Comitato 9 dicembre. Alle 17 meno un quarto l’inno nazionale precede il suo ingresso. Tricolore sulle spalle e inno cantato a squarciagola Calvani si fa il segno della croce prima di parlare: «Siamo di fronte a mafiosi, corrotti, parassiti che stanno distruggendo la culla della civiltà occidentale. Noi siamo meglio di questi qua, e dal 9 dicembre ci siamo ripromessi di togliere di mezzo questi parassiti» Calvani prende fiato, saluta papa Francesco, considerato dal movimento l’unico vero rivoluzionario. Poi Calvani si rivolge alla stampa: «Secondo i giornali qui dovevamo essere tutti violenti. Ma i veri violenti stanno qui a 600 metri da noi, si chiamano Letta, Bindi, Napolitano». Dalla folla si leva un grido: «A Montecitorio! Tutti a casa, tutti a casa!». Calvani prima incita poi invita alla calma: «Qua me state a tentà, ma dobbiamo usare la testa, la testa!». Dalla piazza continuana a rumoreggiare: «Le capocciate, no la testa».

«Stiamo scrivendo una pagina di storia – continua Calvani – e i nostri connazionali all’estero sono orgogliosi di noi! Noi siamo liberi e liberi resteremo. Il presidente Napolitano se ne deve andare!» bordata di fischi, vecchio rincoglionito urlano un gruppo di esagitati.
Il presidente della Repubblica secondo il movimento è colpevole di aver tolto la sovranità nazionale all’Italia. Oltre le urla aspettano tutti di sapere che ne sarà di questa parte del movimento da domani mattina.
«Nessuno deve uscire dall’ordine costituito – urla Calvani -. Rabbia sì ma nella legalità. Abbiamo indetto quest’iniziativa ad oltranza. Non trattiamo con questa classe politica e con questo governo. L’abbiamo detto tutti giusto? E gli uomini mantengono la parola! Allentiamo la pressione per le feste natalizia, ma appena finiscono riprendiamo e se ne sono andati li facciamo andare via con ogni mezzo».
Calvani lascia la piazza tra pacche sulle spalle e flash dei giornalisti mentre continuano a parlare sul palco i manifestanti del Movimento che proprio a causa di questa manifestazione e delle possibili infiltrazioni estremiste, si è spaccato in due. Da una parte Calvani e i più intransigenti, quelli che chiedono un’immediata destituzione del governo e dell’intera classe politica italiana. Dall’altra Ferro, Chiavegato e tutti quelli che domenica si daranno appuntamento in piazza San Pietro per ascoltare l’angelus di Papa Francesco.
Sul palco si alterna gli interventi chi denuncia la “dittattura dell’Euro” e dell’Europa Unita, considerata un complotto ordito dagli americani per indebolire l’Italia, chi la partitocrazia, chi i giornalisti “terroristi”, chi i “lobotomizzati televisivi” ormai succubi della politica.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Dicembre 2013
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