Gallarate ricorda il partigiano Angelo Pegoraro
Ogni anno nel quartiere di Cascinetta si ricorda il giovane ucciso dai fascisti davanti a casa: ogni anno che passa i giorni del 1945 sono più lontani, ma il ricordo non si affievolisce
Ogni anno, a Gallarate, nel quartiere di Cascinetta, si ricorda il partigiano Angelo Pegoraro, che morì davanti a casa, ucciso dai fascisti che sorpresero lui e un compagno di origine bergamasca (che fu fucilato pochi giorni dopo, a Sacconago). Ogni anno che passa, quei giorni gelidi del gennaio 1945 – quando la pace sembrava ancora lontana, per i partigiani braccati nei boschi e sulle montagne – sono più lontani, ma il ricordo viene tenuto sempre vivo: nella mattina di domenica più vicina alla data del 16 gennaio l’Anpi commemora il sacrificio del giovane partigiano davanti al cippo nel cortile tra le case operaie di un quartiere di quelli che un tempo si definivano orgogliosamente "popolari". Quest’anno a sfidare il freddo e la pioggia, dopo tanti anni, non c’era la sorella di Angelo Pegoraro, che abita ancora lì e che oggi sente il peso degli anni che passano. C’era però il genero, Francesco Larghi, a trasmettere il ricordo: «La mia mamma ha quasi vissuto quel fatto, era nella pancia di sua mamma, lei è nata dopo e ha portato il nome dell’Angelo», ha detto. C’era Michele Mascella presidente della sezione Anpi, c’erano i giovani dell’Anpi e i militanti dei partiti della sinistra, c’era anche la giunta comunale quasi al completo, insieme con il presidente del consiglio comunale Marco Casillo. «Con questa presenza si ricorda una testimonianza importante, di un giovane che, avendo la vita davanti, ha sacrificato se stesso per la libertà», ha detto il sindaco Edoardo Guenzani, ricordando che «in forma molto più sottile una certa volontà di prevaricazione si fa avanti anche oggi». Ogni anno l’Anpi, ricordando le tante radici politiche e culturali della Resistenza, affida ad una voce diversa il ricordo: Orazio Cammarata ha parlato di un momento «non rituale, ma generatore di senso», ricordando come furono i giovani i primi motori della lotta al fascismo e chiedendo di «diffondere un messaggio di speranza e di dignità per chi oggi è in difficoltà» e di «investire nell’impegno politico e sociale, lottare per il lavoro, per la conoscenza».
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