L’assessore Santo: “Nuovi tagli dallo Stato alle entrate comunali”
Le dichiarazioni dell'assessore alle risorse economica che spiega la situazione del bilancio alla luce delle recenti comunicazioni del Governo
È una pratica, quella dei tagli, che va avanti dal 2010, primo anno di attività di questa Amministrazione. Allora lo Stato contribuiva al bilancio del Comune con oltre 10,0 ml di euro: circa un terzo del totale delle entrate. Anno dopo anno si è arrivati ai 3,5 ml del 2014. Il Comune ha visto sparire, in questo spazio di tempo, una somma che si avvicina a quanto spende ogni anno per i servizi sociali (6/6,5 milioni).
Si può dire che a salvare i servizi sociali, e più in generale il carattere solidale della città, sono stati i cittadini con le loro tasse locali: al posto dell’ICI, che nel 2010 procurava 4,9 ml, è stata introdotta, per disposizione del governo, l’IMU che nel 2013 è arrivata a 10,00 ml di euro. Di questi, quattro vanno nelle casse del governo.
Anche quest’anno l’Amministrazione comunale prevede di chiudere i conti in sostanziale equilibrio nonostante che, tra luglio e settembre, il governo abbia tagliato altri 1,5 milioni. Si è riusciti a compensare le minori entrate con riduzioni di spesa e con buoni risultati di società ed enti partecipati.
Arrivata all’ultimo dei cinque anni di governo della città, l’Amministrazione lascia un Comune con conti sostenibili, avendo pagato tutti i debiti per opere pubbliche e dato sempre, con il rispetto del Patto di stabilità, il proprio contributo al contenimento del Debito Pubblico.
A questo punto una riflessione. Se osserviamo quello che accade intorno a noi vediamo cambiamenti che non si limitano ad aggiustamenti di bilancio ma consistono in riforme profonde che toccano il sistema fiscale e la protezione sociale, ovvero due componenti fondanti la democrazia di ogni paese.
È opinione comune che la sregolatezza della finanza pubblica e privata (in Europa, limitandosi agli Istituti di credito controllati dalle Banche Centrali, sono stati bruciati 4.300 miliardi di crediti destinati alle imprese) ha procurato al nostro Paese, già instabile a causa di vecchi problemi, perdite tanto grandi che si possono coprire solo con nuove tasse e con riduzione delle protezioni sociali.
Il “grande tema” del risanamento dei conti pubblici, in queste circostanze e in buona misura, si concentra nel trovare il modo di porre rimedio al disastro prodotto dai ricchi della nostra epoca (il mondo della finanza) con i soldi delle fasce sociali meno forti (il mondo del lavoro). Per quanto ingiusta possa apparire la soluzione il problema è talmente pressante ed implica tali conseguenze per il futuro che da ogni parte si insiste sulla necessità delle riforme e si avverte che è rischioso farle fallire. Forse perchè l’esperienza dice che le riforme di successo sono quelle che seguono e non quelle che precedono il cambiamento sociale, ci viene suggerito di mettere nel conto fin da subito anche la perdita dei diritti conquistati da lotte di generazioni, pur di realizzare le riforme.

Dunque dobbiamo cambiare: le riforme sono necessarie. Ma in cambio di cosa? È la legittima domanda che pongono ai ricchi e ai governanti quelli ai quali oggi si chiedono sacrifici. Qui sta la principale questione politica del momento. Con questa questione si è confrontata l’Amministrazione comunale ogni volta che ha chiesto qualche sacrificio: in cambio di cosa? Per tornare a garantire i diritti di tutti.
Assessore alle risorse economiche, lavoro, commercio, attività produttive e società partecipate Mario Santo
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