I profughi scrivono alla città: “Vi diciamo grazie”

Zoom Diamond, portavoce dei 120 ragazzi ospitati in via dei Mille, spiega in una lettera paure, speranze e storie: "Le nostre mani sono a vostra disposizione"

Tra i rifugiati di Busto Arsizio (inserita in galleria)

Ha preso carta e penna per scrivere alla città. Zoom Diamond, richiedete asilo della Costa d’Avorio e portavoce migranti di via dei Mille racconta in una lettera inviata in comune paure, speranze e storie dei 120 ragazzi che dall’estate scorsa vivono a Busto Arsizio. Ecco il testo integrale

Gentilissimi sindaco Farioli, vicesindaco Reguzzoni, caro assesore Cislaghi, ciao.

Mi fa uno strano effetto scrivervi. Io e i miei compagni di via Dei Mille, popolo provvisorio di Busto, città che ci ha accolto, curato, sfamato e sorriso, ci siamo adattati molto prima di quanto pensassimo.

Premetto e preciso che siamo in 120, siamo tanti e qualcuno purtroppo si dimentica di dover portare rispetto a tutti, dimentica l’educazione. Viene isolato anche da noi, e ben comprendiamo che questi atteggiamenti devono avere provvedimenti da parte dell’autorità italiana che ci ospita, e tutti quelli che ragionano null’altro possono fare che chiedere scusa. Malgrado la nuova lingua, il clima e l’alimentazione così diversi, il distacco da famiglia, amici, villaggio, tutto sommato siamo felici. Quando il mio amico d’infanzia è stato arso vivo, ho capito che non potevo più uscire di casa.

Abbiamo tutti paura del giorno, chissà quando, dovremo tornare a casa. La partenza è stata traumatica. Siamo e sono un profugo che scappava per salvarsi la pelle, e la decisione di andarmene così in fretta l’ho presa prima dello scoppio della guerra. Quando il mio amico d’infanzia è stato arso vivo, ho capito che non potevo più uscire di casa. Quel giorno, ho chiamato la polizia e ho chiesto di farmi partire. Purtroppo ci sono voluti diversi giorni e quella maledetta guerra, l’ennesima, era già scoppiata, e la violenza che ho visto crescere è esplosa con una furia terrificante. Avevo una paura tremenda, mi sentivo perseguitato, ho visto come mi guardavano in modo diverso persino i miei vicini di capanna. Qualche volta i loro occhi erano accusatori, carichi di disprezzo e odio.

Non avevo mai pensato di andare a vivere all’estero, anche quando continuavano a chiedermi se volevo lasciare l’Africa. Ho sempre respinto la possibilità. Ma la scorsa estate ho capito di averla persa, gli ultimi barlumi di speranza si sono spenti nel mio cuore. Ho capito che non potevo più raccontarmi bugie, di come un giorno i miei figli non avrebbero goduto dei medesimi diritti degli altri cittadini in un Paese democratico. Ho con dolore deciso di cercare la mia vita nel mondo.

Sono fuggito e sono qui, a Busto, e non mi sento più una marionetta di stoffa e vi dico signor sindaco e vicesindaco GRAZIE per avermi regalato un poco di vita. Siamo come bambini desiderosi di conoscere, crescere, diventare grandi e lavorare per costruirci un futuro che nella nostra terra ci è stato negato, come un uccellino ha le ali e deve scoprire il mondo, chiediamo a te, alle istituzioni, a chi può, se possibile, consentiteci di poter lasciare Busto, città che ci rimarrà sempre nel cuore per l’accoglienza, le cure, il mangiare che ci ha dato, la possibilità di avere un rifugio dopo la fuga dal brutto. Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall’alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi

Caro sindaco e vicesindaco aiutateci ad essere in regola e se possibile concedeteci i documenti, lasciateci volare via da soli. Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, che la vera felicità oggi per noi sta nella possibilità che la vita ci ha dato di risalire la scarpata. Ho imparato, nella serenità che come una nube avvolge la tua bellissima città, che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall’alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi, e ti dico GRAZIE.

Però ho tanta paura a restare qui, che cosa potrà esserci mai per me in questo posto, se non riesco a essere regolare? Abbiamo capito che siamo un peso per l’Italia, ma le leggi non ci consentono di muoverci. I permessi arriveranno, ma dobbiamo aspettare. Aspettiamo rispettando le persone, la bellissima gente di Busto, nella tua città non ci sono cattivi, aspettiamo e speriamo di avvicinarci a amici e familiari che ci aspettano al Nord Europa.

Sindaco, le nostre mani sono a tua disposizione se possiamo fare gratuitamente dei lavori. I 25 euro possiamo dividerli a metà e ridarteli perché la città possa aiutare qualche altra persona

Cercheremo ancora di più di “non esserci, di renderci invisibili” sperando che questo aiuti voi a ignorarci, non perché siete cattivi, abbiamo capito bene che non ci odiate, ma cosa possiamo fare da soli se le leggi ci vietano di abbandonare il centro sino al momento in cui non avremo i documento? Io non lo so, ma se voi lo sapete, se potete aiutateci. Infine vorremmo dire GRAZIE a te assessore Mario Cislaghi per la presenza, e l’aiuto che non ci fai mancare. Abbiamo visto e sentito e letto che nella tua città ci sono tanti uomini e tante donne che hanno bisogno di aiuto, noi abbiamo solo tre cose, il cervello, le mani e 25 euro ogni dieci giorni. Il cervello lo sai, lo usiamo. Le nostre mani sono a tua disposizione se possiamo fare gratuitamente dei lavori. I 25 euro possiamo dividerli a metà e ridarteli perché la città possa aiutare qualche altra persona.

Zoom Diamond
Rifugiato della Costa d’Avorio
Portavoce migranti di via dei Mille

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Giugno 2015
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