I “Bagai de Comm” nati per animare la vita dell’Insubria
Fondata nel 2010, l'associazione universitaria si occupa di eventi, iniziative, viaggi culturali coinvolgendo non solo gli universitari ma tutti i ragazzi comaschi
Sono “Bagai de Comm”. Nel dialetto varesino sarebbero valigie. Ma siamo a Como e, nel dialetto locale, così vengono chiamati i ragazzi.
Sono circa una cinquantina e fanno parte di un’associazione nata all’interno dell’Università dell’Insubria con il fine di animare la vita studentesca. Organizzano, infatti, eventi, incontri, viaggi in città e, spesso, per la città. Hanno conquistato una certa notorietà amplificata anche dalla trasmissione radiofonica “Obbligo di Frequenza” che va in onda da quattro stagioni ogni lunedì su CiaoComo Radio.
«L’associazione “Bagai del Comm” è nata nel 2010 dall’idea di un gruppo di amici iscritti alla facoltà di giurisprudenza all’Insubria – racconta Ilaria Batelli che oggi è la presidente – Volevano fare qualcosa all’interno dell’ateneo per aumentare la condivisione, far crescere la conoscenza e la voglia di stare insieme. In questi anni siamo sempre stati fedeli alla nostra missione e la città comincia a riconoscerci un ruolo di animazione soprattutto legato ai giovani».
Tra le iniziative promosse segnalano il recente viaggio a Torino per la visita al museo del carcere ma anche a Verona, Pavia, Vienna, Monaco Strasburgo e l’immancabile Bologna un po’ il centro di riferimento per i corsi forensi: « La trasmissione radiofonica è un bell’impegno perché è completamente in autogestione. I nostri ospiti sono sempre ragazzi con una storia da raccontare, un’esperienza, un’avventura, un evento che li ha visto protagonisti».
Il logo dell’associazione è significativo: una mano aperta pronta a “battere il 5” al cui interno è disegnato il lago di Como: « Ci ritroviamo per discutere e organizzare nella sala al Chiostro di sant’Abbondio messa a disposizione dall’Insubria. Le offerte che proponiamo sono molto apprezzate anche per i costi contenuti, grazie al contributo che viene erogato dall’università».
L’entusiamo è tanto e anche i riconoscimenti che arrivano ma non è tutto rosa e fiori: « Questo è un ateneo piccolo, frequentato spesso da studenti che arrivano da fuori città e raramente si fermano dopo le lezioni. Si fa fatica a coinvolgerli ma, una volta agganciati, rimangono piacevolmente sorpresi di trovare una possibilità di socializzazione»
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