17 aprile 1970: l’Apollo 13 e l’atteraggio di fortuna migliore del mondo
Cinquant'anni fa rientrava sulla Terra il modulo Apollo, dopo una esplosione che aveva messo a rischio la vit dell'equipaggio: "un fallimento che fu un successo"

Era il 17 aprile 1970, quando rientrò sulla Terra la missione Apollo 13.
Le missioni lunari erano quasi diventate una routine, ma molti trattennero il fiato, nei lunghi minuti della fase di rientro, mentre si temeva per la vita degli astronauti.
Per la prima volta nella storia delle missioni Apollo, gli Usa rischiavano di perdere un equipaggio, a causa di un guasto e di una esplosione avvenuta durante il viaggio tra la Terra e la Luna.
La sera del 14 aprile, a 321mila km dalla terra, la navicella spaziale Apollo fu scossa da una esplosione, avvenuta durante le ordinarie operazioni di miscelazione dell’ossigeno. «Houston, we’ve had a problem» («abbiamo avuto un problema»), disse il comandante Jim Lowell, con una frase che – trasformata al tempo presente – è divenuta famosa grazie al film del 1995 Apollo 13.

Nei tre giorni successivi l’equipaggio – comandante Jim Lowell, pilota John Swigert, pilota del modulo lunare Fred Haise – dovette lavorare quasi incessantemente, insieme al controllo di terra, per salvare la missione e la propria vita, risolvendo una enorme quantità di problemi, a partire dal riciclo dell’aria e al fabbisogno di energia. A volte vennero usate anche soluzioni molto artigianali, come nel caso del “cantiere” per adattare i filtri dell’aria del modulo di comando Apollo a quelli del Lem (erano molto diversi, perché nessuno aveva pensato di doverli mai “scambiare”).
Si temeva anche che lo scudo termico del modulo di comando (che protegge dall’enorme calore sviluppato dal contatto con l’atmosfera) fosse danneggiato: per questo nella fase di rientro tutti trattennero il fiato, perché c’era il rischio che al ritorno sulla Terra navicella spaziale ed equipaggio finissero inceneriti.

Il ricorrere di alcuni segnali negativi (il pilota del Lem si era ammalato ed era stato sostituito) e lo stesso numero 13 ammantarono la missione di un’aura di sfortuna fin da prima della partenza (un aspetto molto enfatizzato dal film del 1995).
Ma il rischio di un disastro si trasformò in una storia di salvezza, molto americana, e contribuì a rilanciare l’interesse verso il programma Apollo. «La nostra missione – disse il comandante Jim Lowell – fu un fallimento, ma mi piace pensarlo come un fallimento che fu un successo».
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