Com’è fare un lungo viaggio, oggi, in Italia

La maggior parte delle persone è chiusa in casa, fino a una settimana fa il problema era capire se si poteva andare nel Comune vicino. Ma intanto è successa una cosa che molti non percepiscono: i collegamenti si sono fermati

Le foto storiche di Malpensa T1 chiusa

Da quasi due mesi la stragrande maggioranza degli italiani è rimasta chiusa in casa e comunque sottoposta a pesanti limitazioni degli spostamenti: fino a una settimana fa il problema era capire se si poteva andare nel Comune vicino, quindi solo una sparuta minoranza si è posta il problema di come sarebbe viaggiare da un capo all’altro d’Italia.

Nel frattempo infatti è successa anche qui una cosa che a molti sfugge, anche se non ce ne si rende conto: il trasporto aereo e quello ferroviario sono ridotti al lumicino, è difficilissimo muoversi se non con l’auto. I voli aerei sono pochissimi ed operati per lo più con aerei di piccole dimensioni, a volte solo cento posti. Gli autobus dalle città ai paesi di provincia sono ridotti. Qualche collegamento ferroviario in più è stato ripristinato questa settimana, ma la lista dei treni a lunga percorrenza Fs conta a malapena venti corse in tutto, meno di quelle della sola Alta Velocità tra Milano e Napoli in condizioni normali (e Italo ne fa due. Si proprio due).

Alla vigilia della “fase 2” un quotidiano ha descritto l’assalto alle prenotazioni dei treni per Napoli da Milano: si ometteva di far notare che non c’erano “i treni” per Napoli, ce n’era uno (con posti ampiamente ridotti, ovviamente, causa distanze da rispettare). Il lunedì 4 maggio, primo giorno di “fase 2”, i treni assicurati erano in tutto tre.

Il quotidiano Il Piacenza racconta il viaggio di un suo collaboratore, che era rientrato a Recalmuto, il paese di origine in provincia di Agrigento, e che doveva tornare nella città emiliana: l’articolo s’intitola “Agrigento-Malpensa e poi Piacenza, 15 ore di viaggio in quasi solitudine: aeroporti vuoti” e passa, appunto, anche da Malpensa.

Il giornale emiliano solleva la questione dei movimenti interni “discriminati” rispetto ai rientri dall’estero (“Si poteva rientrare dall’estero con voli speciali, e non ci si permetteva il rientro nella propria famiglia chi si trovava in territorio nazionale”) ma il racconto del giovane giornalista dà anche uno sguardo più personale sul clima assurdo di un viaggio, oggi, in Italia

“Certi giorni non si è effettuato nessun volo, come il 4 maggio. I controlli sono stati puntigliosi, sia in partenza che in arrivo, con richiesta di autocertificazioni verificate di volta in volta dalle forze dell’ordine. A Milano Malpensa nessun servizio autobus con Milano città…”

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Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 08 Maggio 2020
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