Qualche considerazione sul futuro culturale (E turistico) di Varese

Lettera aperta a coloro che si stanno candidando alla prossima amministrazione della città dello storico e umanista Bruno Belli

I Parchi di Varese

Varese giace da troppo tempo in un irreale limbo che fa seriamente preoccupare chi abbia a cuore non tanto la sorte della città, quanto dei suoi cittadini che sono, in realtà, il cuore della stessa.

E questo nonostante che l’amministrazione uscente abbia tentato di muovere una situazione che era già in corso da molti anni, ma, purtroppo, sovente, senza riuscire a compiere conclusioni effettive, o, in determinati casi, addirittura con il peggioramento di quanto si sarebbe voluto migliorare, come è avvenuto per la gestione dei «Musei Civici», entrati, di fatto, in un periodo di assoluto oblio da parte degli stessi cittadini.

Questo perché la politica perseguita finora (ed intendo almeno gli ultimi trent’anni) non è riuscita a farli conoscere, diffonderne le collezioni, le ricchezze, le peculiarità, tramite progetti che, talora, apparirebbero così semplici da scomodare l’«uovo di colombo».

Quello che mi preoccupa, come amico del mondo della cultura, è che non si sia ancora colto verso quale direzione si debba operare per il futuro della città. Manca, insomma, una visione generale e d’insieme, poiché ogni realtà non è formata da tante porzioni senza contatto tra di loro, ma, piuttosto, rappresenta la disposizione di tessere di un mosaico che necessariamente deve comporsi per presentarne il soggetto finale.

Questa mancanza, esiziale però per un’idea concreta e salda del futuro che si voglia attribuire a questo nostro «paese allargato» che è Varese, sta ovunque, politicamente parlando, ché l’attuale amministrazione, ovviamente, seguita a proporre quanto appartiene alla sua propaganda fin dal 2016, e le forze contraria – insomma il crogiolo del «centro destra», le varie liste che siano realmente «civiche» o piuttosto «civetta», non ci ha ancora nemmeno suggerito quali siano le intenzioni nel caso giungessero ad amministrare Varese nei prossimi anni. Si vedono liste e candidati a sostegno dei vari simboli (e, forse, ne vedremo ancora altri), ma non si sentono chiari programmi, pur esposti in modo succinto, ma dettagliato.

E’ una semplice constatazione generale, vedendo una città che, ripeto, indipendentemente dalla situazione esplosa nel 2020 con il «Covid-19», giacché così si presentava anche in precedenza, appare grigia, persa, senz’anima e senza motore propulsivo, a tratti priva di novità, fin anche misera…

Si pensi solo al settore culturale e turistico, quasi abbandonato a se stesso, con alcune scelte effettuate, ripenso ancora ai Musei, che hanno disgregato l’impianto storico degli stessi, ma anche alla mancanza di un’integrazione tra il Sacro Monte, ad esempio, ed i riferimenti storici allo stesso che si trovano disseminati in città (e sarebbe uno dei punti su cui accennare almeno un timido sviluppo in chiave “turistica”).

Se mai ci sarà un nuovo assessore alla cultura (che dovrebbe avere una buona dose di autonomia concordata con il «primo cittadino» ed anche un buon paio di attributi, considerato l’andazzo mentale di tipo clientelare che permea gran parte del mondo cosiddetto culturale locale), giacché tanto i sindaci Attilio Fontana, nel primo mandato, quanto Davide Galimberti, questi dopo le dimissioni di colui che aveva nominato, hanno creduto di poterne fare a meno, tale assessore per “ricostruire” almeno la gettata delle «fondamenta» dovrà essere o un «unto del Signore», o un «Mago», il che, dati i tempi, mi lascia alquanto perplesso.

Bruno Belli 
Umanista, storico

di
Pubblicato il 30 Luglio 2021
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