“Eiar, eiar, alalà”, un libro racconta vent’anni di canzoni alla radio

Lo firmano i giornalisti Franco Zanetti e Federico Pistone per Baldini+Castoldi: centotrenta canzoni, molte note ancora oggi, che hanno accompagnato la vita degli Italiani dal 1924 al 1944

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Canzoni di propaganda, d’amore, di lotta, leggère o rivisitate, in italiano o in dialetto. Alcune famose ancora oggi, altre dimenticate, ma tutte significative per raccontare un periodo storico.

Sono centotrenta i brani selezionati nel libro “Eiar, eiar, alalà. Canzoni alla radio 1924 – 1944”, (Baldini+Castoldi) firmato da due giornalisti, Franco Zanetti, direttore di www.rockol.it, bresciano d’origine e varesino d’adozione, e Federico Pistone del Corriere della Sera.

Un libro nato in occasione dei cent’anni della nascita dell’Ente Radiofonico Italiano che ben restituisce, proprio tramite le parole delle canzoni, il racconto dell’Italia in due decenni tumultuosi. Ogni brano è corredato da una scheda dedicata anche al suo autore. Al suo interno è dunque inevitabili trovare le canzoni della propaganda fascista, ma anche canzoni di critica consapevole fin dalla loro nascita o frutto della interpretazione popolare in chiave ironica o sarcastica. O semplicemente quelle scritte in quel periodo, cantate e diffuse dalla radio.

Nel libro si trova quindi il racconto della nascita di brani come Giovinezza!, Inno al Duce, Vincere! Vincere! Vincere! spiegando il significato e svelando, alle svolte, le contraddizioni. Come in Faccetta nera dove l’eccessiva bonomia e promiscuità verso la “bella abissina” ne fecero una canzone infine invisa al regime.

Il libro resta un ottimo mezzo per ricordare o scoprire anche canzoni più leggere come Bambina innamorata, Parlami d’amore Mariù, Ba ba (baciami piccina), Fiorin fiorello, Lacreme napulitane, Non ti scordar di me, Un’ora sola ti vorrei. Brani che oggi fanno parte della storia della tradizione popolare italiana e ancora molto conosciuti. Ma se ghe penso e Dicitencello vuje sono un omaggio a Milano e Napoli e ai loro dialetti. Mille lire al mese è invece il racconto del povero che aspira ad uno stipendio di poco superiore a quello di un impiegato di basso livello.

Pagina dopo pagina, con lo scorrere degli anni, e soprattutto a partire dal 1943, i due autori sottolineano poi le riletture di diversi brani, in ottica antifascista e resistenziale. Come nel caso del canto degli Alpini, “Sul ponte di Perati” – cronaca della morte dell’alpino mandato a invadere la Grecia -,  che si trasforma nell’inno partigiano di “Giustizia e Libertà”. Alla fine del libro, corredato dalle immagini delle copertine dell’epoca, anche i contributi di Riccardo Bertoncelli, Francesco Guccini e Vincenzo Mollica. Un libro quindi, pieno di curiosità che fin dal titolo sottolinea come anche uno slogan possa avere una sua storia: Eiar, eiar, alalà cita e riprende modificando, come avevano già fatto all’epoca per sbeffeggiare il partito fascista, il motto coniato durante la Grande Guerra da Gabriele D’Annunzio.

 

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Adelia Brigo
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Pubblicato il 11 Aprile 2024
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