258 chilometri di corsa e 14 di dislivello: i luinesi Luglio e Ballinari protagonisti dell’Ultra Trail

Un incredibile viaggio che ripercorre il giro montano del lago di Como, dalle alte vette del Lario al Sentiero del Viandante all'alta via delle Grigne e i sentieri del triangolo Lariano

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Ore 18.00 di mercoledì 8 maggio, partenza da Lecco. Da qui è iniziata l’avventura di Fabrizio Luglio e Alain Ballinari, due sportivi dell’atletica 3V, per partecipare a una delle gare più impegnative dell’ultra trail italiano: UTLAC250. Un incredibile viaggio di 258 km con un dislivello di 14.000 metri, che ripercorre il giro montano del lago di Como, dalle alte vette del Lario al sentiero del Viandante, all’alta via delle Grigne e ai sentieri del Triangolo Lariano, offrendo panorami spettacolari.

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La peculiarità di questa gara di endurance, più difficile di altre, è che il percorso non è balisato, obbligando i concorrenti a seguire il tracciato esclusivamente con le proprie apparecchiature GPS, aumentando così il livello di difficoltà. Solitamente, solo il 40% dei corridori raggiunge il traguardo. «E mentre pensavamo a questo, è arrivato il momento di mettersi sulla linea di partenza – racconta Luglio –. Così ho iniziato a guardarmi intorno per vedere i volti degli altri concorrenti: chi sorrideva, chi si concentrava, chi salutava la moglie, chi chiudeva gli occhi in meditazione, forse, come dice il grande Vasco, ognuno in fondo perso nei suoi guai».

Poi il puntuale sparo e dalla linea di partenza il gruppo di avventurosi è partito. «Io e Alain, senza troppi calcoli e pretattica, entusiasti come due bambini al luna park, iniziamo la nostra corsa verso l’ignoto. La gara, in poche ore, inizia a mostrare le sue difficoltà e il suo vero volto. Cala il sipario ed entra in scena la notte. Anche se si viaggia spesso in compagnia di altri atleti, i momenti in solitaria hanno fatto la vera differenza: è lì, nei momenti difficili, che la fatica avrebbe potuto prendere il sopravvento e farti fermare», continua Luglio.

Tra sottoboschi e bellissime vedute sul lago di Como, Luglio racconta che alcuni di quei volti scrutati alla partenza ora prendono un nome: «Siamo tutti sorridenti. C’è chi vuole riassumere la sua intera vita agonistica, chi è immerso in se stesso e chi, come il sottoscritto, scherza ironizzando sulla corsa, mascherando le proprie paure. Questi volti mi faranno compagnia sino alla prima base vita di Colico, posta al 55° km».

Dopo una breve sosta per mangiare e la fondamentale pulizia dei piedi e delle scarpe per evitare fiacche che potrebbero portare alla fine anticipata della gara, si riparte. La base vita di Plesio è al 133° km. La fatica inizia a farsi sentire su tutti i muscoli del corpo, i respiri diventano intensi e frequenti, appare qualche smorfia sul viso e le vette più alte della gara si avvicinano.

«La cosa fantastica di queste esperienze è che, ancora una volta, i “volti” – continua Luglio – che mi accompagnano in questa lunga tratta, prendono nomi che raccontano storie e parlano della loro vita. Ma come detto, non tutto il viaggio lo si fa in compagnia e, a circa 20 km dalla base vita di Plesio, mi ritrovo solo nell’oscurità della notte con grossi problemi di navigazione. Il cellulare è quasi scarico e il mio Garmin GPS ormai spento. Lo sconforto mi bussa sulla spalla e inizio a vedere la fine della gara, ma c’è la luce buona di una stella, o forse la fortuna, che mi guida verso il paese e finalmente trovo la base vita».

Poi, la ricarica della power bank e dei dispositivi, il tempo di una doccia, pulizia piedi, un piatto caldo e Luglio riparte in direzione di Cernobbio, terza base vita posta al 192° km. Qui lo sportivo si rende conto che «molti di quei volti, che mi avevano fatto compagnia in precedenza, si sono ritirati: chi per la stanchezza, chi per il freddo e il vento presi a quota 2.000 metri e chi per traumi causati dalle cadute. Ora la carenza di sonno inizia a farsi sentire, ma qui è la testa a fare la differenza. Devi avere le giuste motivazioni e, come sempre, la parola magica è decidere. Decidere se andare avanti o fermarsi, e io decido di andare avanti. Saluto il compagno di viaggio del momento, sul suo volto la voglia di arrendersi, intuisco che non abbia più la determinazione per proseguire il viaggio, ma, conscio, mi invita a proseguire».

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Ancora una volta le carte si rimescolano e Luglio riesce a raggiungere e aggregarsi a una coppia di partecipanti già visti nella base vita precedente, con cui affronta gran parte del percorso di notte. «Ora si lotta contro la carenza di sonno. Io ho dormito solo due ore in due giorni. Da qui si entra in un tunnel spazio-temporale tutto particolare e, mentre il cervello ti dice che devi dormire, la tua vocina gli fa capire che devi andare avanti a tutti i costi», continua Luglio.

Dopo questa lunga tratta e dopo aver affrontato l’ultima discesa “ricca di sassi”, l’arrivo alla base vita di Cernobbio. «Come al solito, mi tolgo subito le scarpe per la pulizia dei piedi, ma questa volta mi ritrovo con una grossa vescica che, se non curata, mi impedirebbe di ripartire. Ore 4.35 del mattino, esco dalla base vita per l’ultima tratta della gara che mi condurrà sino a Lecco».

Da qui il percorso è in comune con la gara da 60 km. «Molti volti che incontro sono di amici runners che mi conoscono e mi spronano ad andare avanti nel mio lungo viaggio. Ed è così che la gomma cancella la fatica e la matita traccia la strada che mi porterà fin su in alto ai Corni di Canzo, ultima montagna prima di scendere a Lecco. Sono molte ore che viaggio in solitaria – conclude Luglio – ma mi sembra ancora di avere vicino quei volti che ho incontrato in questo incredibile viaggio. Finalmente mi ritrovo ad affrontare l’ultima massacrante discesa piena di sassi bianchi con striature nere che, nell’oscurità delle tenebre, illuminati dalla mia luce frontale, prendono come per incanto la forma di visi di persone e animali. La stanchezza e i tre giorni senza dormire mi presentano il conto, con allucinazioni che mi terranno compagnia per circa due ore. Sono gli ultimi 3 km della mia avventura, gli ultimi passi che mi condurranno al traguardo nella bellissima ridente Lecco. Gli ultimi 3 km per ripercorrere i momenti più difficili di questi giorni, che mi hanno arricchito di insegnamenti e che mi hanno fatto capire che con la forza e la testa si può affrontare qualsiasi circostanza».

Ed ecco all’orizzonte il traguardo. Luglio arriva sorridendo ed è con questo sorriso che si chiude la sua avventura, il suo lungo viaggio di 258 km.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Maggio 2024
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