Un nuovo capolavoro per il Museo Baroffio
La collezione si arricchisce di un dipinto del 1600 raffigurante S. Carlo Borromeo donato dal professor Luigi Zanzi e il Cav. Pietro Malnati. Venerdì la presentazione

Si tratta di un dipinto seicentesco raffigurante S. Carlo Borromeo in deliquio mistico (olio su tela, cm. 70 x 57). L’opera è di grande qualità, oltre che di notevole interesse iconografico. Non è firmata né datata, ma può essere attribuita a un valente artista lombardo (1620/1630) che, per taluni aspetti, può essere avvicinato ai modi di Daniele Crespi.
L’esposizione in Museo consentirà ad appassionati e studiosi di scoprire un dipinto inedito, di studiarlo dal vero e di formulare eventuali nuove ipotesi attributive.
La donazione del dipinto alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte in memoria di Mons. Pasquale Macchi, che la fondò nel 2001, e la decisione di esporlo presso il Museo Baroffio e del Santuario appaiono tanto più rilevanti quando si pensa al fondamentale ruolo di Mons. Macchi per il restauro del Museo e per la costituzione, grazie a una sua donazione, della sezione di arte sacra contemporanea.
La presentazione resa ancora più significativa dalla ricorrenza dei quattrocento anni dalla canonizzazione di S. Carlo (1610 – 2010), si svolgerà in Museo venerdì 8 ottobre 2010 alle ore 17. Per l’occasione la Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese illustrerà alcuni progetti di cui è promotrice.
Interverranno: S. E. Mons. Luigi Stucchi, presidente della Fondazione; dott. Riccardo Broggini, vicepresidente della Fondazione (La Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte e il coinvolgimento delle istituzioni locali nella cura e promozione del Sacro Monte sopra Varese, Patrimonio dell’Umanità); Prof. Luigi Zanzi e Dott.ssa Laura Marazzi, conservatore del Museo (Presentazione della donazione di una nuova opera di pittura attinente la spiritualità di cui San Carlo si fece interprete paradigmatico); don Angelo Corno, arciprete di S. Maria del Monte (Il ruolo del Santuario di Santa Maria del Monte nella promozione spirituale della comunità).
Al termine brindisi augurale presso Ristorante Sacro Monte.
L’opera raffigura S. Carlo mentre, dopo aver meditato sulla morte, simboleggiata dal teschio che ha in mano, cade in estasi e materializza nel Cristo in croce la visione del dolore della Passione.
Convincente è la costruzione della composizione con la sicura torsione della testa di S. Carlo, con il teschio in efficace scorcio e con il Crocifisso in secondo piano che segna la profondità dello spazio grazie alla croce posta in diagonale e al capo di Cristo reclinato di lato.
Alta è la stesura pittorica, in particolare nel volto di S. Carlo e nel superbo occhio in deliquio. Sorvegliata è la definizione cromatica, come nella manica del camice in cui bianco e grigio si alternano sapientemente, mentre il rialzo cromatico del candido fazzoletto che il santo regge con la mano destra contribuisce a sottolineare la presenza del teschio definito da pennellate “metalliche”.
La luce, proveniente da sinistra, bagna morbidamente il fianco del Crocifisso, arretrato rispetto alla figura. Il leggero chiarore del fondo neutro consente al Crocifisso di palesarsi per raffinato contrasto con il lato del corpo di Cristo in ombra. S. Carlo è colto più fortemente dal raggio: la linea d’ombra sul suo viso appare ben definita.
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