C’era una volta il paninaro
Trent'anni fa nascevano i primi gruppi giovanili protagonisti anche in Tivù
C’era un tempo in cui Mac Donald’s non esisteva in Italia, non esistevano nemmeno i cellulari e la loro lingua compressa, e la televisione aveva tre canali: tutti Rai.
Era nel secolo scorso, ma non era nemmeno 3 decenni fa: erano gli anni in cui facevano capolino le prime catene di hamburgers, ma si chiamavano Burghy ed erano italianissime. Facevano capolino anche le prime televisioni private, ma erano o straniere (la Tivù Svizzera e Tele Capodistria) o locali, come Antenna Tre o Telereporter, Antenna Nord o Telemilano. Ancora ce ne voleva prima che arrivassero le tre colonne Mediaset, nate da una costola di alcune tivù locali di allora.
In quegli anni, gli anni ’80, nacquero i primi gruppi di giovani mediaticamente rilevanti: i paninari.
Mettevano le scarpe Timberland insieme a delle micidiali calze a rombi marca Burlington, si ingoffivano nei primi Moncler (che assomigliavano alla tuta dell’omino Michelin), si mettevano dei cinturoni El Charro pericolosi per l’umanità e si caricavano di zaini Invicta. Se ragazze, inoltre, si riempivano dei disegnini di Naj Oleari, che invadevano l’astuccio come il reggiseno, la giacca come la borsetta.
Ascoltavano i Duran Duran e avevano Milano come epicentro, proprio quella Milano da Bere poi nota più Tangentopoli, che nasce in quegli anni lì, anche se viene perseguita dieci anni dopo. Si radunavano davanti a un bar tra via Agnello e piazza Liberty, che si chiamava "Al Panino". Uno dei primi che ne vendeva, ma di solito erano con il cotto e l’insalata o la mozzarella col pomodoro: l’hamburger è arrivato poi, con il tempo. Ad immortalarli e renderli noti in tutta Italia ci ha pensato una delle prime trasmissioni di successo di quella che diventerà l’ammiraglia Mediaset, Canale 5: Drive IN, che li faceva la loro più famosa macchietta, ad opera di Enzo Braschi.
Ma loro erano nati prima molto prima, e avevano i dark come controparte: figli dei punk, questi ultimi erano fatti di creste sui capelli (le prime), unghie colorate di scuro e doc Martens. Con la differenza che ascoltavano l’elettropop di allora, che è poi anche quello di oggi: Depeche Mode, Soft Cell, Cure e miriadi di altrri gruppi che ancora ora si trovano campionati nelle canzonette di oggi.
Era una vita fa, e ancora il palco globale di internet non c’era. Ma non c’è molto di diverso dalle storie degli Emo e dei metallari: ieri come oggi si parla di giovani alla ricerca spasmodica di una unicità che finisce per uniformarli, e dell’attesa di trovare posto nel palco della vita.
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