» Invia una lettera

A proposito del fenomeno dell’immigrazione

1 di 1

In merito al fenomeno immigrazione
1 Stella2 Stelle3 Stelle4 Stelle5 Stelle
Loading...

22 Marzo 2023

Egregio Direttore,
Alla luce dell’ultima “tragedia del mare” avvenuta in questi giorni sulle coste della Calabria, vorrei esprimere la mia opinione, che certamente non piacerà a molti, sulla questione immigrazione in generale.
In primis, considerato che si tratta di un fenomeno tutto sommato recente per l’Italia, storicamente Paese di emigranti, divenuto meta di importanti flussi migratori sostanzialmente dalla seconda metà degli anni 80’, dal mio punto di vista praticamente l’intera classe politica nostrana succedutasi al governo negli anni (destra, sinistra, centro e tecnici vari) non ha mai affrontato la gestione di tale realtà concretamente. Infatti nella realtà il tema immigrazione è sempre stato ed è usato un tantino ipocritamente come “arma di propaganda politica”, della serie è colpa tua che vuoi le “porte aperte”, no è colpa tua che vuoi “costruire muri”, e conseguentemente tale fenomeno è sempre stato per così dire fatto subire dal Paese reale. All’atto pratico infatti si è sempre proceduto con una “politica del mettere le toppe”, cioè prima entrano tutti indiscriminatamente e poi si fa una bella sanatoria per dare una parvenza di regolarità. E questo a partire già dalla “Legge Martelli” e comprendendo anche la contestata “Bossi-Fini”. Si consideri tra l’altro il fatto che opportuni accordi bilaterali in materia con i paesi di provenienza delle comunità straniere più rilevanti numericamente, o sono stati sottoscritti tardivamente, o non sono stati del tutto ancora sottoscritti.

Ma tornando alla responsabilità di queste “tragedie del mare” (e ce ne sono anche di “terra” per la verità), non si può non mettere in cima alla lista le organizzazioni di trafficanti di esseri umani, cioè i cosiddetti “scafisti”. I membri di tali associazioni per delinquere sono da considerarsi a tutti gli effetti non solo dei criminali contro l’umanità senza scrupoli, ma anche una minaccia reale alla nostra, e non solo, sicurezza nazionale, alla stregua di terroristi. Pertanto, visto che ci hanno abituato per almeno vent’anni alle guerre contro il terrorismo, ritengo che sia lecito pensare di poter colpire infrastrutture, mezzi, finanze e uomini di queste organizzazioni. Subito dopo a mio avviso vengono quei paesi/stati che di fatto non solo tollerano tranquillamente questi traffici vergognosi, me li utilizzano anche come arma di ricatto per avere benefit economici. Tralasciando la Libia attuale, precipitata ormai da oltre un decennio nell’anarchia dall’intervento NATO per rimuovere, o meglio eliminare, Gheddafi (Francia e USA in testa), non si possono nascondere le colpevoli omissioni per esempio della Tunisia e della Turchia del “campione di democrazia” Erdogan, paese tra l’altro membro della NATO, candidato ancora all’ingresso nella UE, dal quale è partita la carretta del mare naufragata a Cutro, e che se non ricordo male ha preteso e preso ingenti finanziamenti europei per gestire il problema profughi, peraltro in buona parte frutto delle guerre “sporche”, tipo Siria, Iraq ed Afghanistan, nelle quali la predetta Turchia, gli altri amici ed alleati dell’Occidente nella regione, e l’occidente stesso, hanno responsabilità evidenti.

Vi è poi da considerare il fatto, per quello che ho appreso da testimonianze dirette su certe realtà inerenti soprattutto l’Africa Subsahariana, ma che sembrano confermate anche appunto dalle vittime della tragedia sopraccitata, che purtroppo coloro che soffrono fame, malattie e privazioni varie, non hanno né la forza e né le risorse per tentare “l’avventura” migratoria, dal momento che bisogna versare ai trafficanti somme pari a qualche migliaia di dollari, e quindi, se la maggioranza di coloro che provano in ogni modo ad arrivare da noi sono ascrivibili alla cosiddetta “classe media” dei loro paesi d’origine, il risultato rischia di essere una ulteriore perdita di risorse per quegli stessi paesi.

In ultimo, visto molte volte o sentito paragonare l’emigrazione italiana con l’immigrazione verso l’Italia, mi permetto di dire che si tratta di due realtà molto differenti dal punto di vista economico, sociale e culturale. Infatti gli italiani emigravano, ed emigrano (dati AIRE alla mano nel decennio 2009-19 oltre 800.000, in buona parte giovani con un alto livello di istruzione) verso paesi caratterizzati da importanti fasi espansive dell’economia, necessitanti pertanto dell’apporto di lavoratori esterni anche qualificati, e, cosa non indifferente, verso paesi europei o comunque di civiltà europea (tali sono da considerarsi Canada, USA, Brasile, Argentina e Australia per esempio), fattore che ne favorisce l’integrazione. Purtroppo invece l’Italia tra le altre cose mi sembra che da ormai trent’anni se la passa tra stagnazione ed anche recessione, con progressiva erosione sia del patrimonio economico (soprattutto l’apparato produttivo, vittima di chiusure e delocalizzazioni indiscriminate) che del potere d’acquisto dei lavoratori (cioè siamo noi stessi sempre più poveri).
L’occasione è gradita per porgere i migliori saluti,
Giuliano Guerrieri

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.