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Caro Jacopo, autoconvochiamo la Fondazione Blini

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6 Maggio 2010

Egregio Direttore,

ieri Varesenews ha pubblicato un’accorata lettera di Jacopo Leone Bolis (membro del Partito Democratico, dei Giovani Democratici e membro del CdA della Fondazione Giovanni Blini) che, a seguito della domanda posta dall’associazione 26×1 al Sindaco nella rubrica “Dillo al Sindaco”, puntualizzava in merito alla vicenda Fondazione Blini. Come lei saprà della medesima io sono Vice-Presidente. Mi sia consentito fare un plauso a Jacopo, che ha voluto ricordarci come, oggi più che mai, sia fondamentale scommettere sui giovani e sul loro futuro.

Una scommessa che può e deve passare per proposte educative, aggregative, culturali, solidaristiche, di primo livello. Una scommessa che forse oggi Busto, grazie alla Fondazione Blini, può permettersi di giocare meglio e con maggiore forza di tante altre realtà territoriali. Un grande spazio a disposizione, quello di Piazza Trento Trieste che, se gestito ed organizzato a dovere, può divenire uno dei più importanti centri di aggregazione, delle arti e della cultura giovanile in tutta Italia.  Un centro all’avanguardia che possa procedere sul solco di esperienze simili, fiori all’occhiello delle città che le ospitano. Esperienze non riferite, come si potrebbe immaginare, solo alle grandi capitali europee. Cito, per fare esempi concreti, due centri siti in città molto più piccole di Busto Arsizio: The Market Place ad Armagh (Irlanda del Nord) o il Centre Mediatheque a Megeve (Alta Savoia, in Francia) centri da me visitati, per mia iniziativa e a mie spese, a seguito della nomina a Vice-Presidente della Blini.

Come ho già avuto modo di scrivere a chi di dovere nei mesi e nei giorni scorsi, mi preme sottolineare quanto segue: “Tale istituto (la fondazione Blini, nda), se desidera ambire ad essere un centro di prim’ordine nel campo dell’educazione e dell’aggregazione giovanile, deve compiere un lungo e preciso lavoro di progettazione e preparazione in vista di un futuro, in cui sarà possibile l’utilizzo degli spazi di Piazza Trento Trieste assegnati alla fondazione medesima […] la cronica mancanza di fondi (a livello istituzionale, e di certo non per colpa delle amministrazioni locali, nda) non permette l’organizzazione continuativa di attività educative (culturali ed aggregative, nda), e l’andamento degli ultimi tempi pare confermare tale tendenza anche per il futuro.

La Fondazione Giovanni Blini è la valida alternativa a tali carenze strutturali essendo inoltre in possesso di una dote iniziale. […] il possibile tramonto di questo importante progetto costituirà una macchia indelebile di stoltezza e viltà nella storia della nostra beneamata città, di cui tutti saremmo in qualche modo colpevoli. Una città che ha bisogno, oggi più che mai, di risorse capaci di scommettere sul nostro futuro, che sono i giovani.” E nel medesimo scritto mi sono permesso anche di suggerire un piano d’azione così riassunto “[…], previsioni delle tempistiche d’insediamento, strutturare un’organigramma operativo, compiere opera di budgetting per le attività, prevedere opere di fund rising, individuazione degli stakeholders, individuare le prime forme di output e, sul lungo periodo di outcome, individuare le prime attività da sviluppare con e sul territorio (esempio il Busto Arsizio Musica (B.A.M.) promosso dalla Nuova Busto Musica; tale progetto è al vaglio di un eventuale patrocinio del Ministero della Repubblica, dati gli innovativi contenuti)”.

Fa benissimo Jacopo a sollevare la questione, così come condivido la sua scarsa voglia ad interrogarsi “sul merito di tale […] disattenzione (ovvero sul fatto che la Blini ad oggi è stata convocata una sola volta, ndr)” e con lui anch’io dico che “La cultura è uno dei pochi diritti per i quali valga la pena lottare senza risparmiare risorse, senza indugi ed esitazioni”.

Mi permetta di rivolgermi dunque a Jacopo e a tutti “gli uomini (e donne) di buona volontà” con i quali condivido i fini della Fondazione. Ad essi propongo di ritrovarci a discutere, in sede pubblica ed aperta alla cittadinanza, di tale istituto e del suo sviluppo futuro, tracciandone bozze progettuali (tra cui anche l’eventuale e meritoria ospitalità delle associazioni che operano sul territorio). Dirò di più, dato che in situazioni come quelle che si stanno configurando, lo statuto della Fondazione prevede che sia mia facoltà convocare il consiglio d’amministrazione della Fondazione su proposta dei suoi componenti, propongo a Jacopo e agli altri membri del Cda di firmare congiuntamente una richiesta di assemblea.  Questo semplice gesto demarcherà la linea di confine tra chi si impegna a stare dalla parte dei giovani, del loro futuro e della nostra città, e tra chi invece non ha a cuore niente di tutto ciò.

In fede,

Stefano Gussoni

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