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I partigiani? Comunisti e militarmente ininfluenti

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16 Febbraio 2005

Egr. Direttore,
Il Sig. Zappoli su questa rubrica ha proposto una riflessione sulle dolorose vicende che hanno accompagnato il secondo conflitto mondiale. Condivido lo spirito di pacificazione e di rigetto delle strumentalizzazioni politiche che emerge dalla sue parole, vorrei tuttavia affrontare due aspetti della guerra civile, o di liberazione che dir si voglia, su cui ancora oggi, soprattutto a sinistra, si tende a sorvolare. Il primo riguarda la reale portata del contributo militare dei partigiani alla sconfitta dell’alleanza italo-tedesca che fu significativo sotto il profilo politico, ma ininfluente dal punto di vista militare, se lo rapportiamo all’enorme dispositivo bellico messo in campo dalle forze alleate.

Il secondo aspetto riguarda la grande contraddizione del movimento partigiano i cui aderenti sono spesso definiti “combattenti per la libertà”. Il movimento partigiano era militarmente e politicamente egemonizzato dal Partito comunista italiano, all’epoca diretta emanazione della Russia sovietica, il quale aveva come obiettivo quello di abbattere la dittatura fascista. Ma a differenza dei cosiddetti partigiani bianchi (cattolici e monarchici) che avevano in mente di realizzare in Italia un sistema democratico di tipo occidentale, i partigiani rossi, ossia la maggioranza, perseguivano l’obiettivo di assoggettare l’Italia alla Russia di Stalin attraverso l’instaurazione di un regime comunista di stampo sovietico.

Se oggi possiamo celebrare il 25 aprile ed il 2 giugno è grazie alle forze angloamericane, che hanno vinto la guerra (e di cui siamo diventati fedeli e spesso servili alleati) e, soprattutto, perché a seguito della spartizione di Yalta l’Italia è finita nel campo occidentale. Se viceversa fosse capitata nella sfera d’influenza sovietica, come auspicavano i partigiani rossi e come hanno provato le martoriate popolazione dell’est europeo, oggi, dopo sessant’anni, oltre a ricordare la tragedia delle Foibe ricorderemmo altri martiri.

Quando questi argomenti, insieme ad una serena rivisitazione della Repubblica Sociale Italiana, saranno affrontati senza reticenze e pregiudizi allora potremo affermare con ragione che la verità storica ha prevalso sulla convenienza politica.

Grazie per l’ospitalità e cordiali saluti.

Gianfredo Ruggiero - presidente circolo culturale Excalibur

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