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Il 25 aprile è di tutti

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IL 25 APRILE È DI TUTTI E PER TUTTI: “OFFRI IL PERDONO E RICEVI LA PACE”
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26 Aprile 2016

La giornata di oggi, 25 Aprile, Anniversario della Liberazione d’Italia, da cittadino e soprattutto da educatore e insegnante mi invita ad una riflessione che voglio condividere con voi. Riflessione che, partendo da questa giornata importante per il nostro Paese, vuole però aprirsi ad una di più ampio respiro sull’orrore e stupidità della violenza e della guerra.
AI bambini, ai ragazzi e giovani dobbiamo insegnare che è doveroso e necessario ricordare il passato, farne memoria per non ripeterlo in futuro ma che in guerra, in ogni guerra, non esistono i “buoni” e i “cattivi” ma, al limite, chi può aver un po’ più ragione e chi un po’ più torto, chi viene aggredito e chi è chi l’aggressore ma che, una volta avviato il conflitto, purtroppo, le barbarie e atrocità avviate da una parte, diventano la giustificazione di altrettante atrocità e barbarie dall’altra. Chiunque di noi ha avuto un nonno o bisnonno che, raccontando la sua sofferenza durante la guerra, vissuta da bambino o da giovane soldato, non ne ha mai esaltato i combattimenti e le ostilità quanto piuttosto esprimere la speranza, dal profondo del cuore, che ciò che lui ha vissuto e visto coi propri occhi, resti solo sui libri e non torni ad essere terribile esperienza dei bambini, ragazzi e giovani di oggi. La violenza richiama sempre altra violenza.
“Mia più la guerra, avventura senza ritorno” (1)
Alle nuove generazioni dunque, insieme al ricordo del tragico passato, dobbiamo presentare il futuro. Si guarda al futuro se si coglie e si trasmettere l’insegnamento più grande: “ogni essere umano è un uomo” anche se ha “la divisa di un altro colore” (2), la pelle di un altro colore; che “il cuore di chi ha un altro Dio è uguale al mio”(3), che un bambino, un ragazzo, un giovane che vivono dall’altra parte del mondo, pensano come me, ridono come me, piangono e soffrono come me; che essi hanno sogni e desideri uguali ai miei: di esser felici e vivere in pace. Il mondo va male e non ne verremo fuori, finché continueremo a veder nell’altro un nemico, un avversario e la causa del nostro malessere, anziché un essere umano. Proviamo a immaginare, a sognare, come potrebbe essere il mondo se avessimo la prospettiva di vedere sempre e solo un altro uomo davanti a noi: vivremmo la vera solidarietà dove ogni uomo avrebbe la serenità di poter contare sull’aiuto dell’altro e ciascuno saprebbe di valere perché può, a sua volta, aiutare un altro ancora.
La spirale del bene contrapposta alla spirale dell’odio e del male.
Un sogno? Certo. “I have a dream” (4) diceva M.Luther King e il suo sogno, da oppresso, non era di uccidere ed eliminare gli oppressori ma di arrivare a vivere in pace con loro. Battersi per raggiungere armonia e pace per tutti, non per divenire un nuovo vincitore e creare così nuovi oppressi.
Questo desidero che possa accadere anche in Italia. Dopo 71 anni, penso che i tempi siano ben maturi per arrivarci ma le persone, alcune, forse ancora no. Le vittime sono vittime e non possono essere classificate a seconda dell’area geografica di provenienza, del colore della pelle, della religione che professano, della ideologia politica…
Come rendere credibili i nostri grandi proclami della pace nel mondo se poi in “casa nostra” siamo ancora divisi? “Manifestazione del 25 aprile blindata”… ma come è possibile leggere titoli del genere?
La violenza è violenza. Punto. Perché “sangue, sofferenza, morte e dolore non hanno colore”. Questo è ciò che cerco di vivere e di trasmettere ai miei ragazzi.
Come riuscirci? Quale strada percorrere?
L’amore è la chiave di tutto, la forza determinante e necessaria per fare il grande salto . Dobbiamo gridare la stupidità e l’assurdità della guerra; la stupidità e l’assurdità di quando gli uomini si mettono gli uni contro gli altri: questo occorre insegnare ai ragazzi. Insegnare e valorizzare il comandamento “amatevi gli uni gli altri”(5). Amore e Perdono sono le strade per la vera pace. Solo non conservando il rancore e l’odio ma offrendo il perdono si arriva alla pace con se stessi e con gli altri.
“Offri il perdono, ricevi la pace” (6) è il messaggio lanciato quasi vent’anni fa da Giovanni Paolo II che mi sento di riproporre, in pillole, per la sua forza, la sua tremenda attualità e verità: “Desidero rivolgere un appello a tutti, affinché si persegua la pace sui sentieri del perdono. Sono pienamente consapevole di quanto il perdonare possa sembrare contrario alla logica umana, che obbedisce spesso alle dinamiche della contestazione e della rivalsa. Il perdono, invece, s’ispira alla logica dell’amore” … “La storia porta con sé un pesante fardello di violenze e di conflitti, di cui non è facile sbarazzarsi. Soprusi, oppressioni, guerre hanno fatto soffrire innumerevoli esseri umani e, anche se le cause di quei fenomeni dolorosi si perdono in tempi remoti, i loro effetti rimangono vivi e laceranti, alimentando paure, sospetti, odi e fratture tra famiglie, gruppi etnici, intere popolazioni. Sono dati di fatto che mettono a dura prova la buona volontà di chi vorrebbe sottrarsi al loro condizionamento. Eppure resta vero che non si può rimanere prigionieri del passato: occorre, per i singoli e per i popoli, una sorta di « purificazione della memoria », affinché i mali di ieri non tornino a prodursi ancora. Non si tratta di dimenticare quanto è avvenuto, ma di rileggerlo con sentimenti nuovi, imparando proprio dalle esperienze sofferte, che solo l’amore costruisce, mentre l’odio produce devastazione e rovina. Alla ripetitività mortificante della vendetta occorre sostituire la novità liberante del perdono.”
E senza alcun ulteriore commento, riporto l’invito rivolto in quel messaggio a coloro che ritengo siano, o possano essere, i principali artefici di questo passaggio dall’odio verso l’amore.
“E voi, educatori, chiamati ad insegnare ai giovani gli autentici valori della vita attraverso l’approccio alla complessità della storia e della cultura umana, aiutateli a vivere ad ogni livello le virtù della tolleranza, della comprensione e del rispetto, presentando loro come modelli quanti sono stati artefici di pace e di riconciliazione”.
“Voi, giovani, che nutrite nel cuore grandi aspirazioni, imparate a vivere insieme gli uni con gli altri in pace, senza frapporre barriere che vi impediscano di condividere le ricchezze di altre culture e di altre tradizioni. Rispondete alla violenza con opere di pace, per costruire un mondo riconciliato e ricco di umanità”.
“Voi, politici, chiamati a servire il bene comune, non escludete nessuno dalle vostre preoccupazioni, prendendovi cura particolarmente dei settori più deboli della società. Non ponete al primo posto il vantaggio personale cedendo all’esca della corruzione e, soprattutto, affrontate anche le situazioni più difficili con le armi della pace e della riconciliazione”.
Insisto dunque nel dire che tutti dobbiamo “fare il salto”.
Lo dobbiamo a tutti i nostri bambini, ragazzi e giovani che ci osservano.
Questo perché quando si esce, finalmente, dalla sola memoria delle situazioni dolorose e buie del passato, non vince una parte o un’altra ma vince l’Italia e gli italiani tutti.
Il 25 Aprile diventi la “Festa della Liberazione” interiore dell’uomo dall’odio.
Solo così possiamo dire che ha vinto l’umanità, tutta l’umanità
(1) Giovanni Paolo II (Angelus 25 aprile 2011, Angelus 16 marzo 2003)

(2) Fabrizio De André, “La guerra di Piero” 1964
(3) Laura Pausini “Il mondo che vorrei” 1996
(4) Martin Luther King (discorso al Lincoln Memorial, 28 agosto 1963)
(5) Gv 13,34
(6) Giovanni Paolo II (Messaggio per la “XXX Giornata Mondiale della Pace”,
1 gennaio1997)

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