“Il mio piccolo angelo, nato vivo a 19 settimane”
10 Luglio 2013
Nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo la notizia di un bambino di 19 settimane nato vivo, ha resistito per qualche minuto e ha commosso il mondo. Storia analoga è accaduta lo scorso maggio a una coppia di Castiglione Olona: hanno scritto alla nostra redazione per raccontare non solo quanto è successo, ma soprattutto le loro emozioni. Di seguito la loro lettera integrale:
Usa: bimbo nasce di 19 settimane, sopravvive qualche minuto e commuove il web.
Castiglione Olona: bimbo nasce di 19 settimane, sopravvive qualche minuto e commuove… mamma e papà.
Il piccolo Walter Joshua Fretz, nato a 19 settimane negli USA, commuove il web. Il nostro piccolo Ethan, nato vivo il 19/05/2013 alla settimana gestazionale 19+3, commuove “semplicemente mamma e papà”, ed il personale dell’ospedale in cui è nato.
Ethan come Walter Joshua. Piccoli angeli che hanno deciso di venire alla luce troppo presto. Ed hanno deciso di farlo alla grande, e cioè vivi. Un’infezione, il collo dell’utero si accorcia, le contrazioni, il parto. Ed Ethan è con me. Vivo. La sua manina mi stringe l’indice, mi sorride, sta con me 3, forse 4 minuti. Dopodichè emana il suo ultimo respiro. Si "sgonfia" e si spegne. Le uniche cose che mi restano di lui sono la sua foto (che io e mio marito riteniamo troppo intime per essere pubblicate) e le impronte delle sue manine e dei suoi piedini. La sofferenza di quel momento ti entra nel cuore, te lo lacera, non ti abbandona mai…Di tutto questo, a me resta quell’amore immenso e incondizionato, unico e potente che solo la sua manina, in quell’attimo, ha saputo darmi. Un tocco che non dimentichi. Una parte di te esterna che ti entra dentro e ti riempie il cuore. Un amore breve ma infinito. Un qualcosa che a parole è inspiegabile. Un senso di pieno, di completo. Di Grande. Una sensazione che ti eleva alla massima potenza.
Per una futura mamma, la gioia e la felicità di una nascita che vengono interrotte dal dolore e dalla sofferenza di una perdita, sono il suo cuore che si lacera. Una parte di lei muore, viene messa via. E con il mio piccolo Ethan, è stata messa via anche una parte di me, la mia parte migliore. Penso che tutti abbiamo un ruolo su questa terra, ma le persone migliori non sono destinate a stare qui. Sono chiamate indietro per svolgere compiti speciali ed Ethan, cosi come Walter Joshua, fanno parte di loro, dei migliori, destinati a qualcosa di piu’ grande, che avrà sicuramente un suo senso, anche se per me è incomprensibile. Il dolore più grande che un genitore possa provare credo sia la perdita di un figlio. E qui, di questo si tratta. Non è una gravidanza che non è andata a buon fine. È tuo figlio che nasce. Lo tieni in braccio, si muove, respira. Il suo cuore batte. E in un attimo, cosi come è arrivato, ti viene portato via. E tu sei li, lo tieni in mano, e non puoi fare niente per aiutarlo. Non lo puoi salvare. Tu hai in mano tuo figlio e non puoi fare niente per lui. L’impotenza assoluta. Te lo portano via… ti chiedi perché..e ti senti cosi inutile e cosi insignificante che la tua stessa vita passa in secondo piano.
Non chiedi tu di essere messa davanti a simili situazioni e quando ti ci trovi ti chiedi perché. Perché io? Da qui nasce la tua atrocità quotidiana: Devi “sopravvivere” a tuo figlio. Tutto ciò che viene dopo non lo realizzi nemmeno. La cassa bianca, i fiori, il carro funebre, il cimitero… vaghi ricordi lontani. Ma l’amore per tuo figlio ti porta a sorreggere la sua piccola bara durante la funzione e ti porta a consegnarla all’incaricato del cimitero per la sepoltura. E tu lo guardi negli occhi mentre ti porta via quanto di meglio la vita ha dato a due genitori che oggi guardano avanti supportati dall’amore e dalla comprensione reciproca, cercando di lasciarlo andare, consapevoli del fatto che è e sarà sempre con e parte di loro. Ed oggi io ed il suo Papà viviamo immaginando quale figlio meraviglioso Ethan avrebbe dovuto essere e sapendo invece quale angelo speciale è.
Samantha & Salvatore
In ricordo di Ethan
19/05/2013
h. 20.35
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