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La memoria ha bisogno della verità, proviamoci

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16 Febbraio 2005

In questi giorni voci autorevoli, per storia o per cultura, anche differenti fra loro, si sono espresse sul tema delle “Foibe”. Purtroppo non tutte le voci, specie a livello locale, sono egualmente autorevoli, purtroppo il gioco della visibilità mediatica o del revisionismo storico trova sempre nuovi adepti. Non é una novità. E’ chiaro a tutti che Resistenza e foibe sono delle realtà storiche, dovrebbe essere chiaro a tutti come ognuna vada analizzata e proposta alla riflessione per quello che rappresenta nel suo contesto, senza cadere nella tentazione (tipica di chi difficilmente si ricorda della Resistenza, forse perché allora e per i cinquantanni successivi é stato dall’altra parte) di correggere e mistificare il ricordo dell’una col ricordo delle altre.
È questo lo stesso meccanismo messo in atto da chi, dovendo finalmente ammettere che i Lager erano mostruosi e che in molti vi hanno avuto pesanti responsabilità, immediatamente rammenta che anche i Gulag lo furono: é evidente che entrambi furono delle mostruosità e che sbagliò chi, sapendo degli uni o degli altri tacque, e che le vittime, in quanto vittime, dei Lager e dei Gulag e delle Foibe hanno pari dignità umana e storica. Questa evidenza nulla toglie al fatto che esistesse una profonda differenza fra il disegno sistematico di sterminio propugnato e praticato dal nazismo ed il sistema di terrore staliniano, come é evidente che esistesse una profonda differenza fra chi costruì il campo di concentramento della Risiera di San Sabba e chi si rese protagonista delle violenze nazionalistiche scatenate alla fine di una guerra orribile.Nessunodovrebbe usare le tragedie delle vittime, facendo loro nuova violenza, per bassi fini politici attuali. Una cosa nessuno dovrebbe dimenticare: se oggi in Italia si può parlare liberamente, se si può ricostruire la storia, se si può fare polemica politica, questo lo si deve alla Resistenza. E se può dare fastidio che moltissimi fra i partigiani portassero come simbolo una bandiera che in altri paesi veniva spesso disonorata da chi la impugnava contro il popolo in nome del quale era stata issata, occorre ricordare che anche col rosso di quella bandiera ed in nome di un ideale di libertà e giustizia, che soppravvive ad ogni Gulag, oggi possiamo festeggiare il XXV Aprile della Liberazione ed il 2 Giugno della Repubblica, essendo stati liberati dall’obbligo di festeggiare la marcia su Roma e da vergogne quali le leggi razziali.
La verità, diceva Gramsci, è sempre rivoluzionaria:può essere nascosta, taciuta, alterata, isolata dal suo contesto, strumentalizzata, usata per fini che non hanno niente a che vedere con essa, ma rimane verità e prima o poi emerge. Vale anche per le Foibe, la cui tragedia per anni é stata nascosta, sepolta sotto l’indifferenza e l’utilitarismo politico e che oggi va affrontata con rispetto e correttezza storica e politica.
Di questo silenzio porta responsabilità certa “vecchia” sinistra italiana, che temeva che ammettere i crimini di una degenerazione pratica potesse mettere sotto accusa l’idea del comunismo, una “vecchia” sinistra che stava costruendo una memoria ingessata della Resistenza, una storia di soli eroi, privando le generazioni più giovani delle vite vere, anche degli errori, di chi l’aveva vissuta e quindi mortificandola nel momento in cui la glorificava, come una religione.
E tutti sappiamo che non esiste al mondo una religione che non abbia le sue tragedie ed i suoi crimini, ma questo non autizza nessuno a mistificare la fede di un altro o a usarla come arma contro di lui. Ne porta responsabilità la destra, che usava di quelle tragedie e di quei crimini non tanto per ricordare vittime precise e condannare precisi colpevoli, ma per avere un pezzo di giustificazionismo, di propaganda di parte,per trovare pretesto ai rancori antislavi che portavano un po’ di voti al MSI edsi spera ne portino ad AN, quellostesso pretesto antislavoche serviva alla propagandabelica del il fascismo, la cui guerra è all’origine di tutte le tragedie successiva, compresa la perdita dei territori orientali.Ne porta responsabilità quell’opinione moderata, appagata del suo benessere e di un gioco di equilibrismo politico che la metteva sempre al centro, comunque al potere. Quell’intellettualità mai partigiana, capace di passare da una parte all’altra, a seconda delle convenienze, sopravvivendo all’una ed all’altra, impegnata più che altro a tacitare, a far calare il silenzio anche su chi delle Foibe parlava. Forse perché chi aveva il coraggio di parlarne esprimeva rispetto per la verità ed i valori della Resistenza.
Sarebbe inaccettabile chi osasse giustificare l’odio anti-italiano che si espresse nelle foibe conl’odio antislavo scatenato dai fascisti su persone colpevoli solo di essere slave, sarebbe intellettualmente ed eticamente disonesto chi giustificasse i crimini “comunisti” coi crimini fascisti, maè altrettanto inaccettabile non chiedersi perché si é taciuto e non ammettere che parlare delle foibe, fino a pochi anni fa, non «serviva» alla lotta politica. Oggi se ne parla perché tutto serve alle campagne “anticomuniste”, a quella riscrittura della storia spesso prossima alla giustificazione del nazifascismo come risposta all’avanzare del comunismo. Oggi anche i morti delle Foibe vengono buoni, strumenti di lotta politica che non c’entra con la tragedia da loro vissuta. Oggi la destra, dopo dieci anni di effluvi nelle acque di Fiuggi, cerca di nascondere dietro il crimine delle Foibe la mancata riflessione sulla sua storia,sulla storia dei crimini accaduti prima delle Foibe, sulle responsabilità di un regime e di un’idea totalitaria, che non tutti a destra hanno rigettato, che anzi molti pretendono venga messa sullo stesso piano, come fosse una delle tante idee possibili, di quell’idea di libertà che 60 anni fa riscattò il nostro paese.
Senza la Resistenza, senza la sconfitta del fascismo, nessuno oggi potrebbe riflettere ed imparare dalla storia: tutta la storia, da allora ad oggi, sarebbe una sola grande tragedia.

Angelo Zappoli

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